Falco: “Pnrr, rischio dissesto. La Regione ci sostenga con le risorse umane”
NAPOLI (girob) – Sul Pnrr il sindaco di Caivano, Enzo Falco, ha le idee chiare. “Appartengo per decisione del consiglio comunale alla rete dei sindaci del Recovery Sud – dice -. Al Mezzogiorno è assegnato il 40% delle risorse, riteniamo che in una situazione di squilibrio territoriale tra Nord e Sud, questa ripartizione doveva essere completamente diversa”.
Come procede da voi il Piano?
Abbiamo attivato varie forme di finanziamento, ad oggi siamo a quasi 23 milioni di investimenti per altrettanti progetti, e ci sono altri 27 milioni di euro per altri finanziamenti che aspettano la definizione, perché per alcuni ci hanno dato l’ok, per altri siamo in graduatoria, quindi siamo assoggettati allo scorrimento.
Proprio la rete dei sindaci del Recovery Sud solleva, tra gli altri problemi, quello della carenza di personale.
Siamo tutti in deficit di personale. E pur avendo avuto per il secondo anno un parere negativo del revisore dei conti, noi comunque faremo le assunzioni. Non tantissime, ma finalmente sbloccheremo la situazione, Lo faremo dimostrando non solo sul piano giuridico-amministrativo che è possibile fare assunzioni, ma anche evidenziando la sostenibilità nel tempo.
Si può ricorrere anche a risorse umane aggiuntive, garantite dal Pnrr.
Infatti bisogna aggiungere che l’Agenzia per la coesione, su sollecitazione nostra, ci ha mandato un laureato in economia, che sta lavorando all’inizio di agosto sui temi del Pnrr e sulle opere pubbliche. Ci hanno assicurato la copertura economica per l’assunzione di un tecnico junior, con un’esperienza inferiore a 3 anni. Poi ci assicureranno anche un tecnico senior, con esperienza maggiore ai 7 anni. Io ho chiesto di spacchettare la stessa cifra su due risorse umane: un tecnico senior esperto in opere pubbliche, l’altro – su mia richiesta – esperto in transizione ecologica. A queste si aggiungeranno due ulteriori risorse, che verranno selezionate con un avviso pubblico, a carico nostro: un altro esperto in opere pubbliche, e un tecnico di rendicontazione, quest’ultima è una delle sfide più importanti e delicate.
In che senso?
Al di là della tempistica del Pnrr – che ci obbliga ad appaltare le opere entro marzo 2023 e finire i lavori entro giugno 2026 – bisogna rendicontare all’Unione Europea, che è molto rigida su questi meccanismi. Si tenga conto che se per caso non si rendiconta come si deve o non si rispettano i tempi, l’Unione Europea si riprende i soldi. E se si riprendono i soldi di opere iniziate, significa che dovranno essere le amministrazioni a metterci soldi per completarle. Siccome i Comuni non hanno risorse di questa natura, vanno in dissesto. Quindi il pericolo vero di tutta questa vicenda è esattamente questo.
Idee per qualche rimedio?
Penso che su alcuni asset strategici sarebbe dovuto intervenire direttamente lo Stato. Esattamente sul problema energetico, su alcuni filoni di grande importanza ambientale, strategica, energetica.
I sindaci del Recovery Sud denunciano che, a causa delle molteplici difficoltà, si possono perdere le risorse, che sarebbero dirottate verso il nord. Il rischio esiste davvero?
Certo che esiste, ci fu un lapsus freudiano di Sala, sindaco di Milano, in un’espressione fuori microfono: disse che al Nord sono più attrezzati per intercettare le risorse. Ed è vero, ma ovviamente scorretto, perché così il gap fra Nord e Sud non lo contrarremo mai. E con le proposte di autonomia differenziata ce ne sarà anche di più.
Nel frattempo, si deve andare avanti.
La sfida è enorme, noi dobbiamo avere la capacità di vincerla. Io ho chiesto aiuto alla Città metropolitana, alla Regione. Questi enti devono mettere a disposizione delle risorse, ne hanno la forza, anche dal punto di vista della consulenza. Questa è una sfida che ognuno vorrebbe giocare in proprio, ma in realtà dovremmo giocare in modo collettivo.
Caterino: “Solo una ‘pezza’ le assunzioni a tempo garantite dalla legge”
NAPOLI (girob) – San Cipriano d’Aversa, oltre 13.000 abitanti, vive il Pnrr “come tutti i Comuni” dice il sindaco Vincenzo Caterino. Ovvero, un crinale tra chance insperata e difficoltà quotidiane. “Qualche cosa ci è stato finanziato, ovviamente – spiega il primo cittadino – quello che si nota è la scarsità di personale, per seguire tutte queste cose. Presentare un progetto significa, ovviamente, che ci vuole un ufficio che lavori al progetto stesso. Ma poi bisogna portarlo alla stazione appaltante, seguirlo, iniziare i lavori. Serve una forza di ufficio tecnico che credo oggi nessun Comune abbia. La mancanza di personale è la nota dolente”.
Quindi, per il Recovery Fund, state avendo dei problemi?
Certo che stiamo avendo delle difficoltà. È naturale, e le avranno tutti i Comuni. Se dobbiamo percorrere un certo numeri di chilometri, c’è bisogno di persone che ti facciano un certo numero di chilometri. Col personale limitato è chiaro che non si riesce a rispondere, perché l’ordinario c’è sempre, e in più c’è anche il Pnrr.
Molti sindaci del Sud paventano la perdita dei fondi del Pnrr, anche a causa degli organici ridotti all’osso, per la difficoltà di portare a termine i progetti finanziati dal Recovery Fund. Lei pensa che questo pericolo sia concreto?
Il rischio non solo è concreto, ma lo abbiamo anche paventato in tante occasioni. La Regione stessa, il Parlamento, si sono messi a fare dei concorsi, per cercare di fornire un po’ di personale tecnico agli uffici. Tant’è che noi abbiamo un’unità aggiuntiva della Regione, a tempo determinato. Non credo però che un’unità ti dia subito quel surplus, anche se è un professionista.
E come mai?
Quest’unità non è che lavori già da dieci anni al Comune, cosa che potrebbe fargli conoscere bene tutte le dinamiche. Questo è un problema che viene da lontano, di cui si è discusso milioni di volte, così come per la questione della mancanza dei vigili urbani per i mancati controlli nella Terra dei fuochi. In Italia ci accorgiamo delle cose quando succedono. Noi sindaci più volte abbiamo fatto recriminazioni in questo senso.
In pratica, lei ritiene che queste risorse umane aggiuntive, garantite dalle norme sul Pnrr, non siano sufficienti a risolvere il problema della carenza di personale?
Sono degli accorgimenti, ma non risolvono. Perché chiaramente, per dei problemi così profondi e strutturali, serve qualcosa di strutturale. E io non so se siamo ancora in tempo per correre ai ripari in qualche modo. Crede di no? Possiamo metterci qualche pezza, ma sicuramente non sono delle soluzioni. Gli uffici rimarranno sottodimensionati, non si riuscirà in tempi brevi a sovradimensionarli, nel frattempo questi finanziamenti hanno una scadenza.
Al Mezzogiorno spetta il 40% del Recovery Fund assegnato all’Italia, ma tantissimi sindaci meridionali considerano troppo bassa la quota, invocando una rimodulazione, per portarlo al 70%. Una rivendicazione, tra l’altro, in nome dei principi di coesione territoriale, cui si conforma lo stesso Recovery Fund. Lei pensa che sia equa l’attuale ripartizione delle risorse per aree geografiche del Paese?
Credo che un’attenzione in più debba essere rivolta al Sud, anche perché parliamo di fondi europei, che sono rivolti soprattutto al colmare quel gap che c’è tra Nord e Sud o tra zone più sviluppate e zone meno sviluppate. Però, può bastare anche il 40%, se ti mettono in condizione di utilizzarlo bene.
Siamo proprio sicuri di questo?
Non mi metto a chiedere il 70%, se non riesco nemmeno a portare in porto il 40%, con quello che ho. Bisogna essere concreti in queste cose.