I vertici delle istituzioni non hanno fatto altro che ripetere nel corso delle ultime settimane, soprattutto in occasione dell’inaugurazione dell’aeroporto di Pontecagnano, che il nuovo scalo risolverà i problemi di Capodichino. In realtà si tratta di dichiarazioni di facciata, perché gli obiettivi messi nero su bianco da Gesac, e quindi dalle stesse istituzioni che sono tra i soci, sono altri. Basta guardare ai numeri. Nel piano economico finanziario della società che gestisce i due aeroporti campani, viene ben chiarito che si prevede “per l’Aeroporto di Salerno-Pontecagnano, per le prime tre annualità solo traffico di aviazione generale e l’avvio dell’aviazione commerciale a partire dal quarto anno, successivamente all’entrata in esercizio della nuova pista e della nuova aerostazione, con un volume di traffico passeggeri per il medesimo anno e per il quinto inferiore alle 200.000 unità, prevedendo il superamento delle 700.000 unità solo a decorrere dal sesto anno, con una ulteriore crescita del traffico fino al raggiungimento dei 5,5 milioni di passeggeri nell’ultimo anno del piano, ossia nel 2043”. Mancano quasi 20 anni al 2043 e comunque 5,5 milioni sono meno della metà dei passeggeri che accoglie Capodichino e nulla dimostra che questi viaggiatori siano in aggiunta a quelli che arriveranno allo scalo di Napoli, che non può più crescere dal punto di vista degli spazi e di conseguenza continuerà inevitabilmente a soffrire e provocare disagi ai passeggeri e anche ai cittadini che si sono costituiti nel comitato No Fly Zone e che da anni danno battaglia per rivendicare il loro diritto a una vita non scandita dal rumore del rombo degli aerei che passa sopra la loro testa ogni 5 minuti. La soluzione più ovvia sarebbe quella di dotare la Campania di un terzo scalo civile a Grazzanise, dove ci sono la pista e gli spazi per realizzare uno scalo all’altezza di Fiumicino o di Malpensa. Ma la politica, di centrodestra o centrosinistra che sia, ha dimostrato di avere scarso interesse per il progetto, salvo alcune operazioni spot che sembrano più un contentino che il segnale concreto di una reale volontà politica di portare avanti il progetto con decisione e celerità. Pontecagnano ha dimostrato che quando la politica vuole (e in questo caso è stata soprattutto la Regione di Vincenzo De Luca a spingere) gli interventi si realizzano, anche quando non sono realmente prioritari. Su Grazzanise lo stesso interesse non è stato, per ora, mostrato. E la ragione potrebbe essere legata alla struttura gestionale complessiva degli aeroporti campani. Il Consorzio che gestiva Pontecagnano è diventato socio di minoranza di Gesac, che ora porta avanti il proprio lavoro su entrambi gli scali. Tra i soci di Gesac e del Consorzio ci sono Regione, Città metropolitana di Napoli e tanti comuni della provincia di Salerno. Che incassano utili niente male (38 i milioni di euro ripartiti nel 2023). Appare chiaro a tutti che la società stia profondendo il massimo sforzo per Napoli e Pontecagnano e potrebbe non avere la forza di inserirsi in una gara internazionale per prendere le redini di un hub commerciale delle dimensioni che avrebbe quello di Grazzanise. E quindi i remi sono ben tirati in barca. Con la conseguenza, però, che i viaggiatori si sobbarcano i disagi, i residenti di Capodichino perdono il sonno e la Campania perde la grande occasione di avere uno scalo merci che garantirebbe un enorme volume d’affari e che diventerebbe un punto di riferimento fondale per la crescita economica dell’interno Mezzogiorno, oltre che della Campania stessa. Dal Governo tutto tace. Dagli enti locali, eccezione fatta per lo studio di fattibilità promesso in Regione, anche.