NAPOLI – De Martino e De Micco padroni di Ponticelli. Il dettaglio emerge dalle informative delle forze dell’ordine che indagano sullo stato della faida con i De Luca Bossa-Casella-Minichini. Il cartello si è ricompattato grazie al peso del boss Marco De Micco, tornato in libertà dopo una lunga detenzione alcuni mesi fa, quando la faida era già in atto. Ma cos’è una guerra di camorra? Consiste del realizzare attentati ai danni degli affiliati della fazione avversa. Si spara presso le abitazioni dei nemici, si bloccano i cantieri per non far pagare le estorsioni ai rivali o fermare le piazze di spaccio della fazione avversa, in modo da non far avere approvvigionamenti di danaro.
Solo il clan che riuscirà vincitore dalla guerra si accaparrerà i proventi delle estorsioni delle piazze della droga, nella zona teatro dello scontro; ciò a meno che non si trovi un punto di ‘incontro’ tra i capi dei due gruppi contrapposti. Ma ci sono molteplici fattori che possono far cambiare le sorti di un conflitto. A influire sugli equilibri ci sono gli interventi dell’Antimafia, ma anche le alleanze. Quella tra gli ‘XX’ e i ‘Bodo’ sembra quella più forte e produttiva. Ago della bilancia sarebbe proprio il boss De Micco. Per la Dda la sua è stata una “scarcerazione eccellente” che avrebbe rotto gli equilibri e generato un inasprimento dello scontro. Il suo ritorno in libertà ha generato un contraccolpo negli assetti criminali di Ponticelli. Tornato libero proprio quando nell’ex regno dei Sarno si stava combattendo una guerra.
Il quartiere di Ponticelli era attraversato dalle tensioni generate dal gruppo dei De Martino che hanno aggredito preventivamente. Come fattore di coagulazione e rafforzamento De Micco è uno dei soggetti che è rimasto sotto osservazione fin da quando è tornato libero. Numeri alla mano la guerra di Ponticelli ha generato almeno sei feriti e un morto ammazzato, oltre agli ordigni e agli avvertimenti col piombo. Va avanti dallo scorso settembre a causa di attriti nati dalle cosiddette ‘mesate’, ovvero i soldi destinati ai carcerati che i De Martino non percepivano più. Questi ultimi chiesero un summit che ebbe luogo, sembrava una questione risolta, ma i soldi non arrivarono. Questo generò una reazione. I De Martino raccolsero soldi attraverso le piazze di spaccio e con le estorsioni.
Il problema fu che non chiesero l’autorizzazione dei De Luca Bossa. La risposta fu immediata e arrivò alla maniera di Ponticelli: col piombo. Iniziò a scorrere il sangue con alcuni botta e risposta. Poi sono arrivati gli ordigni. Il primo in via Crisconio, piazzato all’interno di alcuni cassonetti dell’immondizia. Trascorsi alcuni mesi ci sono state le bombe in via Luigi Volpicella, al rione Fiat e in via Guido Della Valle, fino a quella in via Esopo, quella più potente, che avrebbe potuto uccidere le persone presenti nel raggio di dieci metri. Fortuna che non ce ne fossero. Senza contare le stese e le ‘scese’, ovvero le ronde armata. Le bombe e gli spari non si sentono più da mesi, ma è solo questione di affari. Perché quando le forze dell’ordine tengono sotto osservazione un territorio, allora gli affari sporchi si fermano. Inevitabilmente.
Tuttavia investigatori dislocati sul territorio hanno parlato di movimenti inequivocabili, di vere e proprie ronde armate che continuano a girare per il quartiere. Se da una parte i De Luca Bossa-Minichini e dall’altra i De Martino-De Micco sono arroccati nei rispettivi rioni, i gruppi di fuoco continuano a spostarsi per marcare i confini o far sentire la propria presenza. La guerra fredda dei clan si combatte anche così. Senza sparare. Senza far esplodere ordigni. Il sospetto è che la regia di queste sfilate in armi, possa essere proprio di Marco De Micco, ‘Bodo’ all’anagrafe di camorra. Segnali inequivocabili finalizzati a mostrare i muscoli e diretti a chi, nell’ex regno dei Sarno, vive proprio al De Gasperi. Addirittura Marco De Micco lì, nel rione De Gasperi, sarebbe stato avvistato a passeggiare insieme alla moglie.