Una vita tra barriere semoventi e sensori per indicare le distanze. E’ quanto si prospetta per il dopo-Covid. Insomma non ci muoveremo più come prima da dovremo abituarci a nuovi spazi tra sensori, parenti semoventi e mascherine a go go.
Il cambiamento
Non si uscirà solo per comprare un capo d’abbigliamento o fare la spesa, ma anche per acquistare mascherine, magari da abbinare alla mise giornaliera. In ristoranti, pizzerie, uffici, bar e altri luoghi di aggregazione saranno previste pareti semoventi, allarmi sonori per il rispetto delle distanze e bicchieri usa e getta. Il tutto per evitare facili contagi. Magari i banconi saranno provvisti di paratie fisse con fessura aperta di pochi centimetri e servizio al tavolo, possibilmente all’aperto in estate, ovviamente.
L’esperimento
A Ceresole d’Alba nel nuovo stabilimento di 4.500 mq della carpenteria metallica torinese Elivend azienda di 50 dipendenti che produce 100 paratie in policarbonato al giorno e dove, prima che l’epidemia prendesse forma, si producevano allestimenti per punti di ristoro e per la distribuzione automatica. Oggi la società si è convertita e si lavora per il dopo-Coronavirus. “Quando è scoppiata l’epidemia stavamo lavorando a Parigi – spiega Ivan Tanzariello di Elivend – all’allestimento di mille punti vendita nella rete metropolitana della città francese. In pochi giorni tutto è cambiato. Oggi siamo subissati dalle richieste di elementi divisori. Fino a ieri abbiamo vissuto nell’epoca dell’open space ora ci dobbiamo abituare a una nuova gestione delle gli spazi”. Non a caso per il quartier generale milanese di Generali, Elivend lavora a nuovi schemi di protezione. “L’azienda sta lavorando a un mega-commessa per oltre mille dispensatori igienizzanti”. E per le spiagge, Tanzaniello conclude: “Stiamo lavorando a nuovi materiali in policarbonato, alternativi al fragile plexiglass, per rendere accessibili le stazioni balneari”.