Un pranzo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini per far pace, forse. E’ stato organizzato ieri, dopo l’intervento di Giuseppe Conte in Parlamento sull’indagine sui presunti fondi russi incassati dalla Lega.
Le parole del premier avevano innescato le repliche del leader del Carroccio e del grillino. Il primo sulla difensiva, non intenzionato a riferire alle Camere sulla vicenda e ‘disturbato’ dalle voci messe in circolo su una maggioranza alternativa a quella penta-leghista. Il secondo piccato dall’atteggiamento del leghista: “Ringrazio Conte, ma in Senato ci sarebbe dovuto andare oggi (ieri, ndr.) qualcun altro”.
Adesso il pranzo, probabilmente per sotterrare l’ascia da guerra. In ballo ci sono la Tav (benedetta da Conte) e le Autonomie e un commissario da spedire in Europa. Tra una portata e l’altra dovranno trovare la quadra, in caso contrario, se il governo dovesse dimostrarsi debole in una fase delicata come questa, con alle porte la protesa in Val di Susa organizzata per sabato, rischierebbe di implodere e spedire il premier da Mattarella.