PRATO – L’odore acre della plastica bruciata e il bagliore sinistro delle fiamme hanno squarciato ancora una volta la notte pratese, alimentando un clima di tensione e paura che si fa sempre più denso. Un’altra notte di fuoco, l’ennesimo attacco incendiario che sembra seguire un copione ormai tristemente noto. Nel mirino, ancora una volta, veicoli di proprietà di cittadini cinesi. L’ultimo episodio, avvenuto stanotte, ha visto le fiamme avvolgere e distruggere un’automobile parcheggiata in strada. Il veicolo appartiene a un giovane imprenditore cinese di 29 anni, titolare di un’officina meccanica in città.
L’allarme è scattato nel cuore della notte. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del Fuoco, che hanno lavorato a lungo per domare il rogo ed evitare che potesse causare danni ancora maggiori. Purtroppo, il calore sprigionato dall’incendio è stato tale da propagarsi a un secondo mezzo, un autocarro parcheggiato nelle immediate vicinanze, che era stato affidato proprio all’officina del 29enne per lavori di manutenzione. Entrambi i veicoli sono andati quasi completamente distrutti. I primi rilievi effettuati non lasciano spazio a dubbi: anche in questo caso, come nei precedenti, la matrice è quasi certamente dolosa.
Questo episodio si inserisce in una preoccupante escalation di violenza. Solo ieri mattina, infatti, la città si era svegliata con la notizia di altri tre mezzi dati alle fiamme in due distinti roghi. Anche in quel caso, le vittime erano cittadini cinesi residenti a Prato e i veicoli distrutti erano due furgoni e un’automobile, mezzi spesso indispensabili per le attività lavorative. Cinque veicoli inceneriti in meno di 48 ore, con un unico, inquietante, filo conduttore: il legame con la comunità orientale.
La Procura della Repubblica di Prato ha immediatamente aperto un fascicolo per danneggiamento mediante incendio, affidando le indagini ai Carabinieri del comando provinciale. Gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo, ma è chiaro che si sta lavorando a 360 gradi per dare un nome e un volto ai responsabili. Al vaglio degli investigatori ci sono diverse piste, ma quella che con il passare delle ore si fa più concreta e allarmante è quella del racket, dell’estorsione. L’ipotesi è che questi attentati incendiari siano degli avvertimenti in stile mafioso, messaggi intimidatori diretti a imprenditori e commercianti per costringerli a pagare il “pizzo”. Il fatto che l’ultima vittima sia proprio il titolare di un’attività economica rafforza questo sospetto.
Non si escludono, tuttavia, altre piste, come quella di una ritorsione legata a dissidi personali o a una spietata concorrenza nel mondo del lavoro. Meno battuta, al momento, ma non del tutto accantonata, è l’ipotesi dell’odio razziale. Intanto, tra la numerosa e operosa comunità cinese di Prato, serpeggia la preoccupazione. La sequenza così ravvicinata degli incendi ha alzato il livello di allarme, facendo temere l’esistenza di una vera e propria regia criminale. I Carabinieri stanno ora passando al setaccio le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, alla ricerca di qualsiasi elemento utile a identificare l’autore o gli autori dei raid. La caccia all’uomo è aperta, mentre la città attende con il fiato sospeso che questa scia di fuoco possa finalmente essere interrotta.






















