Prendi3, un gioco per salvare il Pianeta

NAPOLI – Si chiama “Prendi3”, ed è un gioco che punta a coinvolgere quante più persone possibile. Lo scopo è infatti quello di pulire gli spazi aperti, in primis spiagge e parchi pubblici. Può partecipare chiunque e in qualunque momento, a patto che si segua una sola regola: quella di raccogliere almeno 3 rifiuti abbandonati a terra.
Un gioco nato per educare e sensibilizzare le persone all’amore e al rispetto dell’ambiente, nato dalla passione di due giovani ragazzi sensibili al tema dell’ecologia, Angelica De Vito e Dario Catania.

“Prendi3”: il gioco che salvaguarda il Pianeta

Angelica, “Prendi3” sta spopolando a Napoli. Parlaci di questo gioco: come funziona?
Si tratta di un’iniziativa quotidiana e semplice: raccogliere tre oggetti di plastica, prevalentemente sulle spiagge, nei parchi o in qualsiasi zona all’aperto, con due obiettivi. Il primo è quello di educare alla pulizia e al rispetto della natura. Il secondo è quello di sensibilizzare le persone, facendo loro capire che l’emergenza ambientale ha delle conseguenze ben più grandi di quelle che immaginiamo. Molti pensano: “Se butto una bottiglietta di plastica a terra che problema c’è?”. Questo ragionamento, moltiplicato per tutti quelli che la pensano così, distrugge l’ambiente. Basti pensare che solo quest’anno sono stati innumerevoli i cetacei e gli animali marittimi e marini ritrovati morti con tonnellate di plastica ingerita nel corpo. Così come tanti sono i casi di persone che hanno avuto malori e dalla cui analisi delle feci è risultato ci fosse una percentuale di plastica ingerita. Tutto quello che facciamo, tuttavia, è sempre collegato alla cultura: se un soggetto non è in grado di comprendere o di interrogarsi sulle conseguenze delle sue azioni non potrà mai apportare un reale cambiamento.

Quando e come è nata l’idea di “Prendi3”?
Da un’idea mia e del mio ragazzo, Dario Catania. Abbiamo unito le nostre esperienze: lui viveva in Australia e io negli Stati Uniti. Entrambi siamo tornati a Napoli e abbiamo deciso di diffondere quanto più possibile il messaggio appreso all’estero. La spinta ce l’hanno data due realtà: la prima è l’attività “Take3” australiana, il “Prendi3” originale. Dario ha appreso di questa pratica molto diffusa a Sidney, dove viveva. Intanto io in America avevo conosciuto “4Ocean”, un’altra iniziativa a favore dell’ambiente. Abbiamo contattato l’associazione australiana chiedendo loro se potessimo portare a Napoli la loro attività, e loro hanno risposto positivamente. E da lì si è messo in moto tutto. Teniamo a precisare che non siamo un’associazione, né abbiamo registrato il marchio. Non c’è in quel che facciamo alcuno scopo di lucro: è “solo” un gioco.

Il nostro obiettivo primario è entrare nelle scuole

Puntiamo a coinvolgere le scuole. Stiamo mettendo su un gruppo di volontari che possa girare le scuole di tutti i quartieri e parlare con i professori per diffondere il nostro progetto. Abbiamo già fatto un esperimento l’anno scorso, quando abbiamo portato i bambini a Posillipo per il “Prendi3”. Anche dopo una sola attività i bambini hanno recepito benissimo il messaggio, e in questo modo è anche più semplice educarli.
E per gli adulti?
Abbiamo organizzato una caccia alla plastica e altre attività giocose. Se ai bimbi basta dare un tema, per gli adulti serve qualcosa di più accattivante. Ultimamente abbiamo raccolto più di 100 kg di plastica in un’ora in un’area molto piccola. Siamo partiti dal Lido delle Sirene a Posillipo e siamo arrivati alla Gaiola. Lì c’è un bar in cui vendono roba di plastica: i bagnanti usano prendere il caffè in mare e lasciano lì il bicchierino.

L’esperienza sull’isola di Pasqua, dove è bandito l’uso della plastica

Qual è stata la spinta più forte che ti ha convinta a portare avanti questo esperimento?
Quando sono andata sull’isola di Pasqua. Lì è stato il momento in cui più mi sono resa conto dell’emergenza ambientale. L’isola ha una legge che vieta la produzione di plastica: il suo uso è bandito, al suo posto utilizzano materiali come il cotone. Nonostante ciò, i tanti volontari che puliscono le spiagge continuano a raccogliere chili di plastica. La corrente marina porta sulle coste tanta plastica e microplastica. Si tratta di un problema i cui effetti non riusciamo a vedere. Pensiamo: “Fin quando non tocca a me, non mi importa”.
Come hanno risposto le persone alla vostra iniziativa?
Sono felice di vedere che da quando siamo nati migliaia di persone hanno iniziato a seguirci. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma noi non ci arrendiamo.

#PrendiLAcQUÁ

Da “Prendi3” è poi nata #PrendiLAcQUÁ.
Sì, un nuovo gioco in linea con il referendum per l’acqua pubblica. Tutti quelli che posseggono una borraccia possono recarsi nei negozi che hanno affisso il nostro logo e farsela riempire. Napoli ha pochissime fontane. #PrendiLAcQUÁ ha permesso a tante persone di utilizzare le borracce da noi distribuite e di essere parte di un cambiamento.
Quali materiali sono adatti in sostituzione della plastica?
Anche se il vetro inquina molto meno della plastica, in quanto è più semplice smaltirlo, tuttavia anche su questo materiale bisogna fare dei distinguo, per quel che riguarda i colori. I coloranti utilizzati nel vetro sono a base di petrolio, per cui anch’esso è inquinante. L’acciaio e gli oggetti già riciclati sono la scelta migliore. Per il consumo dell’acqua, oltre alla borraccia, incentiviamo chi frequenta i locali, a portarsi dietro un proprio bicchiere, come quello in plastica dura riciclata. Sono già nate tante organizzazioni che organizzano serate plastic free. Sono piccoli e timidi passi in avanti, ma è pur sempre già qualcosa.

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