Prescrizione, rider, autostrade: la crisi del governo lascia grandi incompiute

Sono alcuni dei provvedimenti targati M5S che rischiano di rimanere incompiuti. Il tramonto del governo gialloverde li rende irrealizzabili

in foto Matteo Salvini, Luigi Di Maio

ROMA – La revoca delle concessioni autostradali. Il salario minimo orario. Le tutele ai riders. E ancora la riforma della giustizia, le chiusure domenicali dei negozi, il taglio dei parlamentari. Sono alcuni dei provvedimenti targati M5S che rischiano di rimanere incompiuti. Il tramonto del governo gialloverde li rende irrealizzabili.

Gli effetti della crisi di governo

Tra il rammarico di molti pentastellati c’è che i Benetton rimarranno concessionari di Autostrade. Ed è vero, Atlantia continuerà ad operare come prima. Ma bloccarla sarebbe stato comunque ben difficile. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli aveva istituito una commissione per studiare il dossier, che restava spinosissimo: la holding della famiglia trevigiana avrebbe potuto far valere in giudizio clausole risarcitorie che, secondo alcune stime, superano i 20 miliardi.

La riforma della giustizia resterà incompiuta

Altra grande incompiuta, poi, resterà la riforma della giustizia, e in particolare della prescrizione. E’ vero, il ddl ‘Spazza corrotti’ è stato approvato prevedendo al 1 gennaio 2020 scattasse che lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Ma la Lega aveva chiesto che, entro quella data, fosse dato un via libera ad una legge delega per la riforma del processo penale. Questa stata al centro di una lunga (e infruttuosa) riunione a Palazzo Chigi nelle ultime settimane.

Le tutele ai riders

Un’altra recente riunione del Consiglio dei ministri aveva approvato, ma con la formula ‘salvo intese’, il ‘decreto imprese’ voluto dal vicepremier M5S Luigi Di Maio, che avrebbe normato il trattamento economico dei riders e varato interventi per le crisi di Whirpool e Blutec. Il provvedimento è in attesa della bollinatura della Ragioneria dello Stato e della promulgazione del presidente della Repubblica. Con questo provvedimento, poi, ci sarebbe stato lo stop all’immunità penale per ArcelorMittal.

Il salario minimo

Altro sogno non realizzato sarà il salario minimo, misura bandiera del M5S, contenuto in un ddl presentato dalla senatrice pentastellata Nunzia Catalfo. Si prevedeva che il trattamento economico minimo orario non dovesse scendere sotto i 9 euro lordi. Questo, secondo diverse stime, avrebbe aumentato il costo del lavoro, e per il Carroccio ci sarebbero stati gravi contraccolpi negative per le imprese.

Le chiusure domenicali

Destinato al naufragio sembra anche il provvedimento sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali, su cui si è battuto a lungo il M5S: ma il ddl è fermo in commissione Attività produttive alla Camera.

I conti pubblici

C’è poi il complesso filone dei conti pubblici, che prima o poi dovrà essere affrontato, soprattutto per dialogare con la nuova commissione europea. L’esecutivo, infatti, ha approntato un disegno di legge sull’assestamento di bilancio che riduce di poco meno di 8 miliardi il deficit rispetto al Def di aprile. La misura, messa a punto dal premier Conte e dal ministro Tria, è stata approvata dal Cdm in luglio, ottenendo che la Commissione Ue non varasse una procedura di infrazione. Il provvedimento, dopo l’ok del Senato, deve ancora avere luce verde dalla Camera.

(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)

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