ROMA (Alessandro Banfo – LaPresse) – Pressing di Pd e Forza Italia sull’Ilva, Di Maio “Devo capire se la gara è regolare”. Prima del 4 marzo era giudicato ‘solo’ un dossier bollente, ora il caso Ilva assomiglia più a delle vere sabbie mobili che rischiano di risucchiare il M5S. Dopo le rilevazione dell’Anac sulle criticità della gara vinta da Arcelor Mittal, il superministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio è assediato da tempi (il 15 settembre incombe) e dalle opposizioni.
Il pressing di Partito democratico e Forza Italia è asfissiante
Il vicepremier, che aveva parlato alla Camera di un “pasticcio commesso dallo Stato”, dalla Sicilia spiega: “Io prima di affidare l’Ilva a un privato devo garantire che tutto sia in regola. In queste ore stiamo scrivendo all’Avvocatura dello Stato per capire se tutto sia corretto nella procedura di gara”. Intanto però il fuoco di fila degli altri partiti è davvero importante, con stilettate da Pd e Forza Italia. Il predecessore al Mise Carlo Calenda lo punzecchia (“Dice balle. La stessa Anac spiega che la gara è valida e non ci sono gli estremi per annullarla. Se Di Maio pensa che sia illegittima annulli la gara”) e lo invita ad un confronto in tv.
Gli attacchi non accennano a diminuire
Tra i dem Luigi Marattin sprona il ministro a “trovare soluzioni”, mentre Michele Anzaldi evidenzia “opacità sullo scambio di lettere tra Mise e Anac”. La mano dei forzisti è pesante: il leit motiv è che il capo politico del M5S voglia prendere a pretesto la gara per chiudere l’Ilva. Obiettivo da scongiurare a tutti i costi, perché, “causerebbe uno shock economico e sociale inimmaginabile per il Mezzogiorno”.
Le dichiarazioni del presidente della commissione Lavoro M5S alla Camera
Accuse respinte al mittente dal vice presidente della commissione Lavoro M5S alla Camera, Davide Tripiedi, che parla di “attacchi ingiustificati visto che non si possono ignorare le criticità dell’Anac”. Qui c’è un dettaglio non trascurabile: l’authority, attraverso il suo presidente Raffaele Cantone, ha ribadito come il parere non sia una base per annullare la gara e non contiene “soluzioni, che, invece, vengono lasciate al governo che dovrà effettuare autonome valutazioni”. I nodi individuati toccano tre punti: il rinvio del piano ambientale, le scadenze intermedie e i mancati rilanci. L’analisi dovrà essere minuziosa, perché il rischio di una maxi causa di Arcelor c’è. I cinque anni il gruppo garantisce investimenti per almeno 4,2 miliardi di euro nell’Ilva, di cui oltre 1,15 miliardi per migliorarne l’impatto e le emissioni ambientali. L’azienda e i 14mila lavoratori aspettano con il fiato sospeso.