BARI – Il 53enne di Cerignola (Foggia) arrestato dai finanzieri di Bari per usura aggravata e continuata è stato fermato nel parcheggio di un distributore di benzina alla periferia di Canosa di Puglia (Bat): aveva 15mila euro nascosti negli indumenti intimi.
Stando a quanto accertato dai militari del Nucleo di polizia economico-tributaria, la somma era stata ricevuta dall’imprenditore calzaturiero a titolo di saldo per la rata mensile dopo il prestito.
Nel corso della successiva perquisizione nell’abitazione, in 2 casseforti sono stati trovati 8mila euro in contanti nonché documenti riferibili a ulteriori finanziamenti, in relazione ai quali sono in corso approfondimenti. Il cerignolano è ristretto nel carcere di Trani. La somma di 23mila euro, ritenuta profitto dell’usura, è stata sottoposta a sequestro.
Stando alle indagini dei finanzieri, sfociate nell’arresto di un 53enne di Cerignola (Foggia) per usura aggravata e continuata, a fronte del prestito accordato a un imprenditore del settore calzaturiero per 650mila euro, questi sarebbe stato costretto a restituire oltre 1,6 milioni di euro. L’obbligo per le rate mensili sarebbe andato avanti sino al 2026.
Dopo la denuncia presentata dall’imprenditore, i finanzieri di Bari, su delega della procura di Trani (Bat) hanno avviato intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché video e pedinamenti. “Sono state documentate le insistenti richieste dell’usuraio accompagnate da minacce di violenza fisica rivolta anche ai più stretti familiari dell’imprenditore”, spiegano i finanzieri in una nota. “Sono state anche ricostruite le condizioni di un patto usuraio attuato in modo da precludere la possibilità di estinguere il debito”, proseguono.
“Attraverso il pagamento delle rate mensili, che hanno raggiunto 26 mila euro, la vittima ha corrisposto i soli interessi usurari, senza incidere sull’ammontare del finanziamento restato inalterato nel tempo. Quando l’imprenditore ha richiesto di onorare definitivamente il proprio debito, l’usuraio – fingendo di assecondare tale esigenza – ha rinegoziato le condizioni del finanziamento, pretendendo, a saldo, la restituzione di una somma pari al doppio del prestito erogato, attraverso rate mensili dell’importo variabile dai 10 ai 16mila euro”, concludono gli investigatori.
(LaPresse)