Province, riforma a ritmo lento. Magliocca pronto a indire elezioni

Giorgio Magliocca

CASERTA – Approvare la legge in tempo per organizzare la prima tornata di elezioni provinciali, insieme alle prossime europee, tra il 6 e il 9 giugno del 2024: è l’obiettivo che si è prefissata la maggioranza parlamentare. Un timing che nei giorni scorsi ha svelato la leghista Daisy Pirovano. Ma per Giorgio Magliocca, presidente della Provincia di Caserta, è evidente un rallentamento nella riforma. Ma perché l’esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, se sul punto (tornare a far eleggere i consiglieri provinciali direttamente ai cittadini) c’è assoluta unità d’intenti, starebbe frenando? A causa della mancanza di copertura economica. Insomma, problemi di cassa.

Indizione dei comizi?

E quindi? Magliocca, stando a quanto trapela dai palazzi della zona ex Saint Gobain, è intenzionato (e salvo ripensamenti lo farà a stretto giro) a indire i comizi elettorali per procedere al rinnovo del consiglio provinciale da eleggere secondo la legge Delrio, cioè seguendo la procedura attuale, dove a selezionare i componenti dell’assemblea provinciale sono i consiglieri comunali (con buona pace della nuova legge – in nuce – che hanno in testa a Roma). Nel corso di questa settimana (o al massimo la prossima), il presidente Magliocca pubblicherà il decreto per il rinnovo del consiglio provinciale, che pertanto si terrà tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Insomma, molto prima rispetto alla data che aveva in mente il governo per ‘provare’ ciò che verrà fuori dalla riforma.

La possibile strategia

Ma perché Magliocca preferisce non aspettare Roma e accelerare? Dietro alla sua scelta ci sarebbe una strategia ben definita: una volta che avrà convocato i comizi, anche quando dalla Capitale gli diranno di aver approvato la legge, avrà la possibilità di sostenere che la riforma non potrà ‘toccare’ Caserta, avendo già dato il via all’iter per l’elezione del consiglio con la Delrio. Sicuramente si innescherà un valzer di cause, ricorsi, interventi e dibattiti (e l’esito non è mai scontato). Ma in questo modo Magliocca si costruisce una possibilità (la solidità, poi, è tutta da vedere) di resistere al ritorno del voto espresso da tutti i cittadini che ne hanno diritto per eleggere i consiglieri provinciali evitando che resti una ‘cosa’ da amministratori locali (per lui e per i suoi alleati, politicamente, è molto più facile gestire una schiera di consiglieri comunali che non tutti gli over 18 che sarebbero chiamati alle urne).

La riforma a Roma

Al di là della difficoltà di trovare la copertura finanziaria, ma a Roma, a che punto è questa riforma? Sono state presentate complessivamente nove proposte sull’argomento, e lo scorso 6 giugno la commissione Affari istituzionali ha approvato un testo unificato che le riunisce tutte e che rappresenta la base di partenza per la riforma. Tornare a dare la possibilità ai cittadini di scegliere chi siede negli scranni del consiglio provinciale sembra una volontà che accomuna tutte le anime della maggioranza parlamentare. E del resto, visto che le Province non sono state eliminate, con buona pace del progetto di Matteo Renzi, per tanti è doveroso ritornare al vecchio sistema (il referendum sulle modifiche costituzionali proposte dal toscano non passò, e quindi non fu completato il disegno di “spazzarle via”). Nel corso degli anni, quasi tutti i partiti politici hanno riconosciuto gli effetti negativi della riforma Delrio. Ancora prima dell’avvento del governo di centrodestra, infatti, durante la legislatura passata, sono state avanzate varie proposte di legge per rivedere il ruolo delle province, ma tutte sono state bloccate sul nascere. Adesso è (sembra) diverso. C’è un consenso generale per il cambiamento. Bisogna capire quando si concretizzerà.

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