Ha avuto inizio mercoledì scorso alla Reggia di Caserta il ciclo di incontri realizzato dall’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” in collaborazione con Cineventi, sotto la direzione artistica di Remigio Truocchio. La Cappella Palatina si è riconfermata sede della rassegna che ha visto come primo ospite il regista Pupi Avanti, da poco vincitore del Premio “Piero Chiara” alla Carriera. “E’ un luogo splendido, finalmente rivalorizzato – così il regista ha definito Palazzo Reale – Io venni qua quando c’erano le erbacce da tutte le parti, i miei bambini erano piccoli e io frequentavo queste zone perché mia moglie è di Salerno.
Il ricordo di Lucio Dalla
Mi ricordo che era lasciata in uno stato di abbandono per anni e anni”. Durante la serata, condotta dal giornalista e regista Fabrizio Corallo, Pupi Avati ha ripercorso la sua carriera, in particolare il suo passaggio dalla musica al cinema. E’ grazie alla musica che conosce Lucio Dalla, un incontro/scontro che decreterà la fine della sua carriera musicale. Il regista, infatti, ha dichiarato: “Uno dei miei sogni ricorrenti, durante quel periodo, era quello di buttare giù Lucio dalla Sagrada Familia”. Colpito, in seguito, dal film ‘8 e mezzo’ di Federico Fellini decide di abbandonare il suo lavoro di rappresentante di surgelati per dedicarsi completamente al cinema.
La morte di Carlo Delle Piane
Non sono mancati altri aneddoti legati ad amici e colleghi del cinema, alcuni dei quali scomparsi di recente, come Carlo Delle Piane: “Al suo funerale – ha dichiara Avati – del mondo del cinema eravamo presenti solo io e mio fratello. La sua morte è avvenuta nel silenzio più totale”. Al termine dell’evento il regista ha dispensato consigli ai giovani studenti della Vanvitelli, lì presenti: “La passione e la caparbietà sono molto importanti, ma è necessario che ci sia anche il talento. So che nel momento storico in cui ci troviamo oggi è molto difficile trovare un lavoro, ma bisogna sempre mettersi in discussione e sforzarsi di affermare se stessi attraverso le proprie azioni”.
di Gabriella Caradonna