ROMA – Una moto che affianca una Fiat 131, poi la raffica di spari, sangue, urla e disperazione. Quarant’anni fa, in piazza Generale Turba, a Palermo, la mafia uccideva Pio La Torre, allora segretario regionale del Pci, e Rosario Di Salvo, il suo autista. L’agguato fu uno spartiacque nella lotta alla criminalità organizzata. La Torre stava infatti lavorando all’introduzione nel codice penale dell’articolo 416 bis, progetto completato il 13 settembre 1982, dieci giorni dopo la strage di via Carini, dove i sicari di Cosa Nostra ammazzarono Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora prefetto di Palermo, la moglie Emanuela Setti Carraro, e Domenico Russo, agente di scorta originario di Santa Maria Capua Vetere. A 40 anni di distanza, la mafia ha cambiato pelle, ma la sostanza resta la stessa. “La mafia ha compreso che sparare determina soltanto una reazione molto forte, lo Stato è stato indebolito enormemente dalla reazione ha attuato in seguito alle stragi del ’92 e del ’93”. Così Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, intervenuto a ‘Sabato anch’io’ su Radio 1. “Anche Cosa Nostra ha iniziato ad annunciare la strategia del sommerso – ha continuato – che le ha consentito di diventare il soggetto criminale che gestisce il monopolio della cocaina, ma che gestisce l’economia nel mondo. La mafia si è posta come grande obiettivo quello di infiltrarsi nell’economia. Oggi si parla di mafia negli affari, che usa tecnologie avanzate per investire in varie parti del mondo. Si tratta di vere e proprie costellazioni che operano in tutto il mondo. Occorre intervenire con misure più stringenti per quanto riguarda i controlli, ciò aiuterebbe ad individuare quelle ulteriori infiltrazioni che le mafie continuano ad attuare”.
Il ricordo del presidente Mattarella
“Il quarantesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico, per le generazioni presenti e future”. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente del Centro di studi e iniziative culturali Pio La Torre, Vito Lo Monaco. “Il consolidamento della cultura della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della libertà e della giustizia”, ha scritto Mattarella. “Nell’esprimere apprezzamento nei riguardi del Progetto educativo antimafia e antiviolenza, organizzato dal Centro studi ‘Pio La Torre’, contributo al radicamento di una ferma coscienza collettiva contraria a ogni forma di sopraffazione, mi unisco nel ricordo di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo e rivolgo a tutti i presenti il mio caloroso saluto”, ha concluso il presidente.