Quirinale, costituzionalisti: “Possibile sindaci grandi elettori già per il dopo Mattarella”

Anche 'l'Italia dei sindaci' abbia voce in capitolo nell'elezione del presidente della Repubblica

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

ROMA – Anche ‘l’Italia dei sindaci’ abbia voce in capitolo nell’elezione del presidente della Repubblica. La proposta è stata lanciata dal presidente dell’Anci Antonio Decaro ed è stata poi sostenuta da tutti i sindaci e diversi Governatori (oltre che dal presidente della Camera Roberto Fico). Tra i corridoi della Politica, in realtà, l’attenzione più che sugli elettori è concentrata sull’eletto, dopo il ‘gran rifiuto’ di Sergio Mattarella e il silenzio di Mario Draghi, ma tra gli addetti ai lavori c’è chi ha ripreso in mano il dossier.

Possibile far partecipare alcuni rappresentanti delle fasce tricolori già dall’elezione del successore di Mattarella? Intanto, la regole: per eleggere il presidente della Repubblica, il Parlamento si riunisce in seduta comune. Oltre a deputati e senatori, però, partecipano al voto anche 58 rappresentanti delle Regioni, tre per ogni Consiglio regionale a eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno. Il tutto è disciplinato dall’articolo 83 della Costituzione: “All’elezione – si legge – partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze”. I delegati, quindi, sono eletti ‘dai’ consigli regionali, non ‘tra’ i loro componenti. Possibile quindi che i consigli regionali deleghino i sindaci? Già magari a partire dalla prossima riunione del Parlamento in seduta comune a inizio 2022? “Tutto vero – spiega il costituzionalista Francesco Clementi – E’ una questione antica, ma il combinato disposto dell’ art. 83 e dell’art.114 come riformato dalla revisione costituzionale del titolo V del 2001 consente questa possibilità. Il consiglio regionale ha due soli vincoli, uno che siano tre e due che siano rappresentate le minoranze”. “La questione è ampiamente dibattuta in dottrina e la dottrina – gli fa eco Salvatore Curreri – si è sempre divisa tra chi ritiene che i grandi elettori debbano appartenere al consiglio regionali e non possano essere soggetti esterni e chi pensa invece che sia nell’autonomia del consiglio regionale delegare un esponente politico che non fa parte dello stesso consiglio, rispettando però il limite previsto dall’articolo 83 che riguarda i diritti delle minoranze, che fanno sì che dei tre delegati per Consiglio regionale attuali, due appartengono alla maggioranza e uno all’opposizione. Secondo me questo non è impossibile. Non è mai stato fatto, la prassi è costante ma in dottrina c’è chi autorevolmente ha avanzato questa ipotesi”.

Possibile a questo punto che i consigli regionali scelgano come delegato un comune cittadino? “Sì lo scoglio da superare è quello di delegare una persona esterna al Consiglio regionale, poi che sia un sindaco o un soggetto non eletto di chiaro orientamento politico non è importante. Una volta superato questo scoglio vige l’autonomia”, dice chiaro Curreri. “La Costituzione affida ai consigli regionali e a ciascun regolamento di ogni regione la disciplina delle modalità di individuazione dei candidati. I Consigli regionali sono i luoghi in cui si viene a formare la delegazione regionale per l’elezione del Capo dello Stato, ne sceglie i modi e le forme. Il punto di fondo è che nulla impedisce che questo si possa fare”.

Per Clementi è l’articolo 114 della Carta, così come riformato nel 2001, che rende possibile questa ‘interpretazione’. “Non c’è nessuna necessità di modificare la Costituzione, basta l’interpretazione del testo costituzionale che valorizza la Repubblica delle autonomie”, dice chiaro. Apre alla possibilità di una modifica Curreri: “I sindaci hanno un ruolo estremamente rilevante sotto il profilo politico. Quelli delle grandi città sono importanti quasi quanto un ministro. Ben venga una modifica. Anche perché- riflette – con la riduzione del numero dei parlamentari si sta ragionando, e c’è un provvedimento all’esame del Parlamento che va in questa direzione, di ridurre anche il numero dei delegati regionali. Se la logica è quella di dare rappresentanza al territorio i delegati potrebbero restare tre si potrebbe aprire alla possibilità di indicare tra i tre delegati un sindaco o di fare entrare di diritto il sindaco del capoluogo della regione”. alla maggioranza e uno all’opposizione. Secondo me questo non è impossibile. Non è mai stato fatto, la prassi è costante ma in dottrina c’è chi autorevolmente ha avanzato questa ipotesi”. Possibile a questo punto che i consigli regionali scelgano come delegato un comune cittadino? “Sì lo scoglio da superare è quello di delegare una persona esterna al Consiglio regionale, poi che sia un sindaco o un soggetto non eletto di chiaro orientamento politico non è importante. Una volta superato questo scoglio vige l’autonomia”, dice chiaro Curreri. “La Costituzione affida ai consigli regionali e a ciascun regolamento di ogni regione la disciplina delle modalità di individuazione dei candidati. I Consigli regionali sono i luoghi in cui si viene a formare la delegazione regionale per l’elezione del Capo dello Stato, ne sceglie i modi e le forme. Il punto di fondo è che nulla impedisce che questo si possa fare”. Per Clementi è l’art.114 della Carta, così come riformato nel 2001, che rende possibile questa ‘interpretazione’. “Non c’è nessuna necessità di modificare la Costituzione, basta l’interpretazione del testo costituzionale che valorizza la Repubblica delle autonomie”, dice chiaro. Apre alla possibilità di una modifica Curreri: “I sindaci hanno un ruolo estremamente rilevante sotto il profilo politico. Quelli delle grandi città sono importanti quasi quanto un ministro. Ben venga una modifica. Anche perché- riflette – con la riduzione del numero dei parlamentari si sta ragionando, e c’è un provvedimento all’esame del Parlamento che va in questa direzione, di ridurre anche il numero dei delegati regionali. Se la logica è quella di dare rappresentanza al territorio i delegati potrebbero restare tre si potrebbe aprire alla possibilità di indicare tra i tre delegati un sindaco o di fare entrare di diritto il sindaco del capoluogo della regione”.

Di Nadia Pietrafitta

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