NAPOLI – “Il 15 febbraio andrò a firmare il Patto per Napoli, ma chissà con quale premier”: il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, si rivolge così agli esponenti della sua maggioranza riuniti ieri sera per un vertice sull’accordo tra il Comune e il governo. Manfredi sa benissimo che Mario Draghi, presidente del Consiglio che ha seguito fino ad ora i vari passaggi intermedi dell’accordo che dovrebbe restituire ossigeno alle disastrate casse di Palazzo San Giacomo, è in piena corsa per essere eletto Presidente della Repubblica. Sa anche, Manfredi, ma questo ai suoi evita di sottolinearlo, che in realtà a Roma regna il caos più totale intorno all’elezione del successore di Sergio Mattarella. Un caos che, nel caso in cui le ambizioni quirinalizie di Draghi dovessero scontrarsi con la ostilità nei suoi confronti dei grandi elettori, potrebbe portare alle elezioni anticipate. Cosa accadrebbe, in quel caso? E’ presto detto: la firma del Patto per Napoli slitterebbe a dopo le elezioni, con il rischio che un nuovo governo, magari guidato da Matteo Salvini, potrebbe cambiare linea e rendere diverse e magari più stringenti le condizioni imposte dall’esecutivo al Comune in cambio della liquidità necessaria a far funzionare l’amministrazione.
Condizioni già assai dure, e che sono state oggetto di perplessità da parte della stessa maggioranza. Tra le richieste arrivate a Manfredi dalla coalizione che lo sostiene, in vista della discussione in aula di venerdì prossimo, infatti, c’è lo slittamento di un anno dell’aumento dello 0,1 – 0,2% dell’addizionale Irpef, una delle misure richieste dal governo per poter procedere alla stipula del Patto. Non solo: le forze politiche che sostengono la giunta guidata da Manfredi chiedono di rinviare pure l’entrata in vigore delle nuove tasse, a partire da quella di 1 euro sui diritti di imbarco dei passeggeri degli aerei che decollano da Capodichino e sui traghetti e gli aliscafi che partono dal porto di Napoli, con l’esenzione per i pendolari che utilizzano i mezzi navali per andare e tornare dal lavoro. Confermata la richiesta ai creditori del Comune di accettare un sostanzioso taglio delle somme vantate pur di chiudere le partite senza dover ricorrere ai tribunali. L’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, ha effettuato una relazione sullo stato dell’arte, mentre Manfredi ha chiesto alla maggioranza di tentare di veicolare ai cittadini un messaggio che non sia quello di una manovra lacrime e sangue. Si è discusso anche dell’azzeramento dei vertici di Asia e della nuova governante. I capigruppo hanno chiesto la istituzione di una cabina di regia per monitorare l’attuazione del Patto.
La sensazione è che Manfredi, ma soprattutto i consiglieri comunali di maggioranza, siano seriamente preoccupati delle reazioni dei cittadini agli aumenti previsti, anche perché i miglioramenti dei servizi, se ci saranno, potranno essere visibili solo a lungo termine. Una vera e propria stangata sta per abbattersi sulle famiglie napoletane, che pagheranno il conto salato di questo accordo stretto in campagna elettorale da Manfredi con i leader del centrosinistra. Accordo la cui definizione ora è legata anche alla prosecuzione, non più scontata, della legislatura.