ROMA – Trovare un’intesa, convergere su un nome di alto profilo che metta d’accordo tutti, o quasi. La Camera apre le porte per l’elezione del presidente della Repubblica e i partiti vanno in cerca della soluzione per il dopo Mattarella al Quirinale dando vita a una girandola di incontri. Le trattative sono in corso ma la strada per arrivare al bersaglio si presenta sempre in salita, e le schede bianche in serie che passano per le mani del presidente di Montecitorio Roberto Fico certificano l’incertezza che ancora regna attorno alla partita del Colle.
Partita che difficilmente si chiuderà prima della quarta votazione. A fine giornata, tuttavia, quello che emerge è l’attivismo di Matteo Salvini, che si intreccia in parte con le mosse del premier Mario Draghi. Per tutta la giornata la Camera si presenta come l’epicentro di incontri tra leader. Il più mobile in campo è senza dubbio il segretario della Lega, Matteo Salvini, che cerca di vestire i panni del king maker e di buon mattino vede a Palazzo Chigi proprio il presidente del Consiglio (che sente pure il segretario dem Letta e il presidente M5s Conte), per poi fare il punto della situazione con alleati e avversari.
Il Capitano prima dell’avvio delle operazioni in Aula riunisce i suoi, poi incontra il presidente di Fdi, Giorgia Meloni, quindi dà il via ai summit separati con i leader di Pd e M5S, Enrico Letta e Giuseppe Conte, i quali in mattinata si erano confrontati nuovamente con Roberto Speranza. “Si è aperto un dialogo” annunciano quindi Salvini e Letta al termine del colloquio definito “lungo e cordiale”. I due leader, riferiscono entrambi gli schieramenti, “stanno lavorando su delle ipotesi e si rivedranno domani”.
Nessun bis in programma, almeno al momento, invece con Conte anche se tra i due, riportano fonti M5s, “c’è stata totale sintonia sulla necessità di rafforzare e intensificare il confronto, iniziato la settimana scorsa, per mettere da parte al più presto le schede bianche e scrivere un nome che unisca il Paese”. Anche il presidente del Movimento si mostra particolarmente attivo e vede sia Giovanni Toti (Coraggio Italia) che il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, che continua a ribadire la linea dettata da Silvio Berlusconi sul presidente del Consiglio: “Mario Draghi è il miglior garante di unità nazionale. Nell’interesse del Paese serve che rimanga al suo posto, non possiamo permetterci crisi di governo”.
E sull’ipotesi Draghi al Quirinale si sofferma anche Giorgia Meloni parlandone nel corso della riunione con i grandi elettori del partito di via della Scrofa. “Non ci siamo finora espressi nel merito – ricorda –. Fratelli d’Italia, a differenza degli altri partiti, non ha vincoli con l’attuale premier ma non si può motivare il no alla sua candidatura con la necessità che la legislatura vada avanti perché questo non è il nostro obiettivo”. “La candidatura di Draghi – ricorda quindi – è un problema della maggioranza e non nostro, ma se fosse legata ad un accordo per dare vita a un nuovo governo, decisamente non partirebbe bene”.
Tra i nomi circolati nella coalizione, poi, riconosce Meloni che quelli di Marcello Pera, Letizia Moratti, Elisabetta Alberti Casellati, Giulio Tremonti, Franco Frattini “sono tutti autorevoli”, ma “ho chiesto di allargare la rosa anche alle personalità che non hanno un trascorso politico e per questo abbiamo aggiunto il nome di Carlo Nordio su cui ci pare difficile che si possano muovere obiezioni”.
Insomma, la partita resta da giocare, e a fine giornata Salvini ribadisce di essere al lavoro affinché il centrodestra unito “offra non una, ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi, che gli italiani non meritano in un momento così delicato dal punto di vista economico e sociale”.(LaPresse)