ROMA – Le parole di Sergio Mattarella, i silenzi di Mario Draghi. Il rebus Quirinale continua ad alimentare il dibattito politico, ma è ben lontano dall’essere risolto. Il toto-Colle impazza da settimane, e nessuno tra i partiti è ancora veramente uscito allo scoperto. Fare nomi adesso d’altronde equivarrebbe a bruciarli, e lo sa bene il segretario del Pd Enrico Letta ribadendo il suo personale timing: “Di Quirinale si parlerà a gennaio anche perché non ho mai visto in questi anni il presidente della Repubblica scelto con mesi di anticipo. Quello che accade in questi giorni è solo un chiacchiericcio che distrae dalle cose importanti”. D’accordo, per una volta, Matteo Salvini: “Non voglio tirare per la giacchetta Mattarella o Draghi, ma per i nomi è presto, ne riparliamo a gennaio”. Il leader della Lega, tuttavia, ci tiene a puntualizzare che si sta lavorando “per arrivare a nominare un presidente che deve rappresentare tutti, non deve essere proprietà del Pd”.
Un profilo condiviso, più facile a dirsi che a farsi. Ad indicare la strada ci prova, però, anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo cui, quando si decide il presidente della Repubblica, “bisogna mettere da parte qualsiasi altra valutazione di natura politica. Gli interessi tattici parlamentari devono essere totalmente archiviati”. Insomma, “quando si vota e quanto dura la legislatura sono temi legittimi”, ammette Speranza, forse pensando ai discorsi che parecchi parlamentari di tutti gli schieramenti fanno tra Camera e Senato, “ma dal mio punto di vista non possono essere messi sul piatto della bilancia di una scelta che è prioritaria, che viene prima di ogni altra”. Per il leader di LeU, infatti, lo sforzo da fare è quello di “individuare una figura che sia nelle condizioni di poter ricoprire un incarico così centrale nella nostra architettura istituzionale”. Ecco quindi che, archiviata la fase di approvazione della legge di Bilancio prima di Natale, “si aprirà un confronto formale tra tutte le forze politiche in Parlamento”. “Mi aspetto una interlocuzione, in primis tra i gruppi parlamentari e il mio auspicio – confessa Speranza – è che sia la più larga possibile perché stiamo parlando della prima carica dello Stato e del garante della Costituzione. E’ quindi naturale dialogare e provare a trovare soluzioni possibili fra tutte le forze politiche”.
A dirsi convinta che alla fine il Parlamento “saprà trovare un equilibrio sul prossimo presidente della Repubblica” è poi Mara Carfagna: “Sono riusciti a farlo diverse generazioni politiche, non vedo perché non debba riuscirci questa”. E sulla indisponibilità di Mattarella, anche per un mandato a termine, la ministra per il Sud e la Coesione territoriale aggiunge: “Intanto nessuno avrebbe mai immaginato un mandato a termine, non si pongono delle scadenze ai mandati del presidente della Repubblica. Mancano due mesi all’azione del capo dello Stato e io direi che in questa fase è bene essere concentrati sul contrasto al diffondersi della pandemia e sull’attuazione e la realizzazione del Pnrr”.
I tempi, a detta di tutti, non sono ancora maturi. Eppure il ‘romanzo Quirinale’ continua a tenere banco, tanto che alla fine per provarne a sapere di più si arriva a tira in ballo persino il barista del premier che assicura di aver avuto dalla signora Serenella Draghi la risposta alla domanda che si fanno tutti, ovvero se il marito vuole fare il presidente della Repubblica: “Sì, sì, sicuramente lo farà mi ha detto – rivela il barista alla trasmissione ‘Un Giorno da Pecora’ -. Me lo ha detto un po’ sconsolata, perché saranno molto impegnati. Di solito stavano sempre a Città della Pieve, andando al Quirinale sarà molto più complicato”.
di Ronny Gasbarri