ROMA – Lo “spirito collaborativo” che tutti i livelli istituzionali hanno messo in atto durante la pandemia diventi “un tratto stabile dei rapporti istituzionali”, compresa l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. E’ questo l’augurio che Sergio Mattarella rivolge alle Alte cariche dello Stato, nello scambio di auguri in vista delle festività natalizie, l’ultimo del suo mandato.
Nessun “commiato”, come quello scandito invece in mattina alla Farnesina, salutando gli ambasciatori, perché sarebbe una ‘stonata’ ripetizione e un già detto che agli apparati più importanti della vita pubblica non va ribadito. Lancia però un appello alla “chiarezza e lealtà come premesse indispensabili di una piena, e comune, assunzione di responsabilità di fronte ai rischi che sono tuttora davanti a noi”.
Ci sono tutte le massime cariche istituzionali sedute nella sala dei Corazzieri del Quirinale, anche se in regime ridotto: dei 500 invitati, quelli prima del Covid-19, ce sono solo 150. Rigide le misure anti-contagio a cui non si sottraggono il premier Mario Draghi con tutto il governo schierato, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e ed Elisabetta Alberti Casellati, e il presidente della Consulta, Giancarlo Coraggio.
Un passo, seppur contenuto, verso la normalità, visto che lo scorso anno lo scambio di auguri e il brindisi si svolse tra pochi intimi, lontano dal cerimoniale consueto che accompagna questi eventi. Mattarella riconosce il grande impegno profuso dal normale cittadino come dalle più alte cariche dello Stato, tracciando un “bilancio positivo” di un anno che si sta per concludere “di lavoro intenso”. Il Paese è stato messo in sicurezza di fronte alla minaccia del virus ed è stata avviata “la ripresa della vita economica e sociale del Paese”.
I dati sono incoraggianti
“Il tasso di crescita del Pil nazionale sarà tra i più alti tra i Paesi dell’Unione. A questo si aggiunge un recupero di posti di lavoro, una ripresa dei ritmi produttivi e dei consumi e un apprezzabile miglioramento della fiducia delle famiglie e delle imprese”, dice fiero l’inquilino del Colle. E sul fronte Covid gli italiani hanno dato prova di maturità scegliendo i vaccini come “migliore arma di difesa”. Per questo, sottolinea, “dobbiamo continuare senza incertezza su questa strada. Così ci potremo assicurare la più alta protezione possibile”. Un invito chiaro a procedere con la terza dose e un plauso a tutti i cittadini – grandi e piccoli – che hanno riposta fiducia nella medicina e nella scienza.
“Le poche eccezioni – alle quali è stato forse dato uno sproporzionato risalto mediatico – non scalfiscono in alcun modo l’esemplare condotta della quasi totalità degli italiani”, rimarca Mattarella, relegando i no-vax a una minoranza, spesso troppo raccontata. Tuttavia, se alcune battaglie sono state vinte, la ‘guerra’ è ancora in corso. “Siamo ancora chiamati alla prudenza e alla responsabilità. Ci siamo dotati di strumenti adeguati per combattere il virus. Non ci sentiamo più in balìa degli eventi”, avverte. Anche perché mai si potrà tornare a prima della pandemia e quella normalità a cui tutti aneliamo sarà segnata dal dolore e dai ricordi del virus.
Restano ancora molte cose da fare, Mattarella non si nasconde, come le morti sul lavoro “scandalosamente gravi”, l’occupazione che continua a restare a livelli troppo bassi o la lotta all’evasione fiscale ancora non decollata. L’Italia ha dato comunque dimostrazione di essere un grande Paese, quando fa dell’unità la sua arma principale. E’ in questo passaggio che il capo dello Stato si rivolge ai partiti, lodandoli per aver realizzato “il tempo dei costruttori” invocato da lui stesso proprio durante il discorso di fine anno del 2020.
La politica, riconosce il presidente, ha “colto il senso dell’appello rivolto, all’inizio dell’anno, al Parlamento affinché, nell’emergenza, si sostenesse un governo (quello guidato da Draghi) per affrontare con efficacia la pandemia in atto e per mettere a punto progetti, programmi e riforme necessari a non dissipare la straordinaria opportunità del Next Generation”.
Ora a poco più di un mese dalla fine del suo settennato, Mattarella augura al Paese che lo stesso spirito si riproponga, mettendo “in secondo piano divisioni e distinzioni legittime, diversità programmatiche e sensibilità politiche e culturali per privilegiare un lavoro comune nell’interesse nazionale è stato molto importante”. Un “atteggiamento costruttivo” che ha “accomunato sovente maggioranza e opposizione”, che non dovrà perdersi quando il Parlamento sarà chiamato a eleggere il suo successore.