“Desidero scusarmi per le modalità inconsuete di questo incontro ma era l’unico modo per confermare questo impegno”. Sergio Mattarella, in piedi davanti al Tricolore e alla bandiera Ue, è videocollegato dal suo studio privato, nell’appartamento al Quirinale, e saluta il corpo diplomatico che lo guarda, attraverso un maxischermo, dal salone dei Corazzieri. Lo scambio di auguri è inusuale, ma il messaggio che il presidente della Repubblica manda è netto.
Dopo la pandemia, ci ritroviamo in “un incubo che eravamo certi fosse destinato a rimanere nelle pagine più buie della nostra storia” causato “dalla guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina“, esordisce il Capo dello Stato che punta il dito contro la decisione di Mosca di attaccare le infrastrutture civili dell’Ucraina “al fine crudele di privare la popolazione di luce, acqua e riscaldamento per tutto il lungo e rigido inverno di quei luoghi”.
Le sofferenze che derivano dal conflitto, sottolinea, colpiscono sì, in primo luogo, gli aggrediti ma anche “le fasce più deboli” di paesi diversi e lontani, in ogni angolo del mondo, che “sono le prime a pagare il prezzo di scelte scellerate”. Non solo, però. Ad essere sotto attacco, è convinto Mattarella, sono i “diritti fondamentali” di tutti i cittadini, che sono “le fondamenta delle nostre democrazie”.
L’inquilino del Colle cita allora le parole di Shirin Ebadi, prima donna musulmana premio Nobel per la pace: “Per prenderci cura di una bella pianta dobbiamo innaffiarla tutti i giorni, stare attenti a quanta luce riceve. Non possiamo limitarci a versarci sopra una grande quantità d’acqua e poi ignorarla per un anno. In queste condizioni, la pianta muore. E lo stesso avviene per la democrazia: se non viene sorvegliata dalla gente, muore’. Sono parole da condividere”, dice Mattarella che invita la comunità internazionale a prendersi cura della democrazia, difendendo “con vigore quei valori e ideali che sono la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali”.
Per il Capo dello Stato gli “strumenti” per farlo ci sono ed è necessario che siano innanzitutto i Governi a riporre “fiducia” in quelle organizzazioni, che “nacquero proprio per rispondere all’esigenza di tutelare pace e democrazia”. Mattarella torna sull’urgenza di un rilancio “di un multilateralismo efficace che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni Unite e portatore di pace e giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti – la sottolineatura – responsabili ed efficienti”.
Da queste, nella visione di Mattarella, passa anche la possibilità che i giovani tornino “a guardare con fiducia al futuro”. Il presidente della Repubblica è da sempre attento alle difficoltà e alle aspettative delle nuove generazioni e, pur non citando esplicitamente l’Iran, non può tacere su quanto sta accadendo con la repressione delle proteste. “Questi comportamenti vanno fermamente condannati. Si condanna da sé stesso – dice chiaro – uno stato che respinge e uccide i propri figli”.
Mattarella ribadisce poi il suo invito ad affrontare a livello internazionale e comunitario le sfide che derivano dall’esplosione del conflitto, da quelle alimentari a quelle energetiche (senza dimenticare la necessità di andare avanti nella transizione ecologica). “Preoccupano – scandisce – i rischi di chiusura in sé stesse delle nostre economie, come possibile reazione al momento di crisi. In Europa, come ovunque, non dobbiamo cedere alle lusinghe del protezionismo, di una presunzione di autosufficienza. L’interdipendenza – la storia ce lo insegna – è un fattore prezioso di pace e di stabilità e di benessere”.
La rotta è la stessa anche per provare a governare i flussi migratori. Per il Capo dello Stato “il primo irrinunciabile obiettivo della comunità internazionale deve essere quello della tutela dei diritti dei migranti. Se ricordassimo, che dietro i numeri che freddamente vengono enunciati nelle statistiche sui migranti, ci sono bambini, donne, famiglie, sarebbe più semplice credo farci guidare soprattutto dal principio di realtà e di solidarietà nell’individuare soluzioni in grado di governare, collettivamente, questo fenomeno”, la sottolineatura che arriva in un momento nel quale il Governo Meloni è alle prese con il braccio di ferro con Parigi e le altre principali capitali europee.
Indiretto ma chiaro il plauso del Capo dello Stato, invece, per quanto fatto in materia di cooperazione internazionale sui teatri di crisi. L’attenzione dedicata al fronte ucraino “non è avvenuta a discapito della nostra azione in altri contesti, nei quali continuiamo ad agire per fornire prima assistenza alle persone più vulnerabili e favorire durature dinamiche di sviluppo condiviso. Perché se è vero che con la guerra non può esserci sviluppo, è altrettanto vero che senza sviluppo non possono esserci stabilità e pace”, mette in chiaro. Ecco perché, l’invito, è al “ristabilimento di una pace giusta” perché “solo attraverso la pace l’umanità potrà guardare al suo progresso. A questo obiettivo dobbiamo lavorare tutti, le diplomazie di tutti i Paesi sono chiamate a un impegno comune”.(LaPresse)