ROMA – Il Colle resta il terminale delle trattative politiche di questa fase concitata per il Paese. Approvata la manovra in Consiglio dei ministri, prima di entrare nel vivo della partita quirinalizia ci sarà il match nei due rami del Parlamento sulla legge di Bilancio, ma nel frattempo i campi si stanno delineando. Ad oggi l’unica ‘certezza’, almeno stando ai numeri, sembra essere il centrodestra, che grazie all’affossamento del ddl Zan ritrova unità di intenti e di strategie.
Pallottoliere alla mano, per la scelta del nuovo presidente della Repubblica la coalizione può contare su circa 450 voti, contando parlamentari e delegati delle Regioni. Un ‘tesoretto’ che permette a Silvio Berlusconi di alimentare quel sogno che culla da anni. E il Cav non è nuovo a imprese considerate “impossibili”. Per riuscirci, però, ha bisogno di almeno altri 50 consensi, e qui si aprono diversi scenari, che coinvolgono alcuni dei protagonisti della politica attuale.
Osservato speciale resta il leader di Iv. Secondo Luigi Di Maio “presto vedremo una nuova coalizione di centrodestra con Meloni, Salvini, Berlusconi e Renzi, perché è chiaro che ormai Italia Viva sta andando verso il centrodestra”. Il ministro degli Esteri non è il solo, in casa Cinquestelle, a pensarla in questo modo, soprattutto in chiave di ciò che accadrà da metà gennaio. Parlando del Cashback (non rifinanziato in legge di Bilancio) e della lotta all’evasione fiscale, Giuseppe Conte lancia una frecciata sottile: “E’ una battaglia che il M5S porterà avanti con forza e determinazione. Ad altre forze politiche, alla destra e ai suoi nuovi compagni di viaggio – alla schiera che va da Meloni a Renzi, passando per Salvini – lasciamo l’onere di ‘coccolare’ gli evasori”.
Tra i due ex premier i rapporti sono tesi da tempo, ma con la bagarre sul ddl Zan gli argini si sono rotti, forse irrimediabilmente. E non solo con i Cinquestelle, perché la ferita brucia profondamente anche dalle parti del Nazareno. Enrico Letta, dopo un durissimo scambio di accuse nell’area giallorosso-viola, ha decretato la rottura con Iv all’indomani del voto in Senato sulla legge contro l’omotransfobia. Ma nel suo partito non tutti hanno accolto favorevolmente questa mossa.
“Penso che il campo largo di cui ha parlato il segretario del mio partito sia un dovere che dobbiamo portare avanti con grande impegno”, dice ad esempio il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che assieme a Luca Lotti ha dato vita all’area di Base riformista, che conta una discreta pattuglia nel corpaccione dem. “Bisogna essere coerenti. Se si dice campo largo, poi il campo non può restringersi improvvisamente”, twitta il senatore Pd, Andrea Marcucci.
Al quale si accodano prima il presidente della commissione Affari europei di Palazzo Madama, Dario Stefano: “Ha ragione Guerini. Il campo va allargato non ristretto. Andiamo oltre le polemiche di queste ore”. Poi il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “Far discendere il perimetro del centrosinistra e le future alleanze dal voto sul ddl Zan a me pare un errore. Per noi più che per gli altri”. Messaggi chiari indirizzati a Letta, che ora dovrà scegliere se rimodulare la linea o proseguire dritto per la sua strada. In ballo c’è il ‘nuovo Ulivo’, ma soprattutto il Colle.(LaPresse)