CASERTA – Il numero di incidenti sul lavoro aumenta in provincia di Caserta, dove nonostante i posti di lavoro diminuiscano ogni giorno che passa i sinistri avvengono sempre più di frequenti, con una particolare impennata per quanto riguarda le donne, che sempre più spesso si ritrovano a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza: è drammatico il panorama lavorativo nel Casertano, dove lo sfruttamento, la poca sicurezza e la precarietà sono la norma.
Una situazione di cui a farne le spese sono sempre più spesso le lavoratrici. Le donne si ritrovano a condividere lavori pesanti, difficili e pericolosi, spesso senza che vengano garantite le più elementari norme in materia di sicurezza.
Il 2022 si sta presentando come un anno nero per la sicurezza sul lavoro, dopo che già il 2021 si era dimostrato spietato nei confronti dei lavoratori. Il numero degli incidenti denunciati in provincia di Caserta è aumentato del 47,6%. Una situazione condivisa anche dai lavoratori più giovani, per cui si registrano il 26,1% di casi in più. L’aumento maggiore è quello che però colpisce le lavoratrici. E’ salito del 65,8% il numero di incidenti che vede vittime le lavoratrici. Impennata anche per i lavoratori di sesso maschile, anche se non così critica: il numero di incidenti è salito per loro del 36%. L’aumento dei sinistri non è però collegato a un ampliamento del panorama lavorativo. Anzi, il mercato si restringe sempre di più, incastrando tra le maglie i lavoratori più fragili e meno garantiti.
“Gli infortuni, invece che diminuire, sono aumentati – sono le parole di Aldo Di Biase (nella foto a destra), presidente Anmil Caserta – Una situazione paradossale e che ci mette fortemente in allarme. Perché ne emerge un’attenzione sempre più bassa per la sicurezza sul luogo di lavoro. Qualcosa non funziona. La scarsità di offerta avrebbe dovuto portare a un calo delle denunce, invece avviene il contrario. Una situazione intollerabile, a cui sempre più giovani e donne vanno incontro. Una situazione che per gli invalidi diventa disastrosa, spesso allontanati dai luoghi di lavoro e con pensioni che non permettono di mettere neppure il piatto a tavola. Sono troppe le aziende che, dopo un infortunio, abbandonano il lavoratore al suo destino. E il governo italiano ‘premia’ chi ha dato la vita e la salute per il lavoro lasciandolo in povertà”. Particolarmente grave anche la prospettiva sotto cui si trovano i sinistri mortali, sempre più diffusi nel casertano. Delle 128 vittime rilevate in Campania per l’anno 2021 ben 121 sono maschi. Maschi, quindi e di una fascia d’età ben precisa. Nel 2021 sono morte 78 persone, più della metà del totale, in un’età compresa dai 45 ai 59 anni. Paradossalmente sono diminuite le denunce per infortunio. Da 21.277 a 19.593 in un anno. Il dolore e le difficoltà, per i lavoratori coinvolti in incidenti sul posto di lavoro, non finiscono dopo la convalescenza. Anzi, è lì che inizia una vera e propria ordalia. Difficile trovare lavoro e poco o nulla per la sopravvivenza di tutti i giorni. Problemi che diventano tanto più gravi quanto più è avanzata l’età delle vittime. Che generalmente è compresa tra i 45 e i 59 anni. Lavoratori in avanti con l’età, che devono lavorare ben oltre quanto previsto dai contratti di lavoro nazionale. Ore sotto il sole nei cantieri, con il freddo sulle strade. E basta poco per scivolare, subire un incidente e venire poi messo alla porta. “Quando ho perso il lavoro dopo essere caduto da una scala ho dovuto attraversare l’inferno – sono le parole di Salvatore Roviello – Dopo la guarigione non ho recuperato del tutto l’utilizzo della gamba sinistra e questo, come magazziniere, mi creava non pochi problemi. Non ci è voluto molto all’azienda per trovare una scusa ed allontanarmi. Dopo mi sono ritrovato da solo, con accanto solo la famiglia”. In provincia il lavoro è sempre più pericoloso, sottopagato e svilito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA