NAPOLI – Luigi Aprea detto Gennaro, di 29 anni, Vincenzo Aprea, 25enne, Giovanni Aprea, di 24 anni (tutti fratelli tra loro e figli del boss detenuto Ciro Aprea) e di Fabio Falco, 31enne, tutti di Barra, sono finiti in carcere perché indiziati dei reati di tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Per l’Antimafia sono i responsabili dell’incursione armata in via Serino che ha causato il ferimento di una ragazza innocente. Dalle indagini sono emersi alcuni dettagli che potrebbero non far considerare chiuso il cerchio delle indagini. Gli Aprea sono stati ritenuti responsabili del raid “in concorso con altre persone in via di identificazione”.
Qualcun altro potrebbe essere pertanto coinvolto nell’incursione armata. Ma non è tutto. Gli inquirenti hanno anche identificato l’obiettivo del raid, ovvero il 21enne Salvatore Borriello. Secondo la ricostruzione investigativa i killer hanno sparato per uccidere e Borriello non sarebbe stato l’unico obiettivo. Un’azione che viene definita particolarmente violenta ed eclatante commessa in pieno giorno da quattro soggetti a volto scoperto a bordo di due ciclomotori di grossa cilindrata che hanno esploso numerosi colpi d’arma da fuoco, “destinati a Borriello Salvatore e ad un altro soggetto, non identificato, che si trovava in compagnia di quest’ultimo”, ma che hanno colpito Federica Mignone, una 25enne estranea ai contesti criminali che stava passeggiando insieme al compagno in via Serino. Sulla strada, In quel momento passeggiavano altre persone che hanno assistito alla sparatoria e sono fuggite cercando riparo. La visione delle Immagini delle telecamere presenti sul posto ha consentito di Identificare con assoluta certezza gli autori della sparatoria, di ricostruire tutte le fasi dell’agguato a di identificare la vittima designata. Adesso all’appello manca il secondo uomo. E veniamo al movente. Perché il commando è entrato in azione contro Borriello e l’altro obiettivo? I provvedimenti giudiziari emessi negli ultimi anni hanno permesso di inserire la condotta nel contesto criminale e di qualificarla come “una delle numerose azioni di fuoco, attuate dalle organizzazioni di camorra nella zona orientale della città di Napoli, allo scopo di dimostrare la propria forza, di consolidare e rafforzare”. Il controllo del territorio anche a rischio di colpire, come, purtroppo, già avvenuto nel recente passato, persone estranee alle dinamiche criminali. Tra le ipotesi degli inquirenti, visto che Borriello non risulta legato a organizzazioni, c’è quella della punizione per un qualche ‘sgarro’ commesso.