MILANO – “Dobbiamo riconsiderare le strategie. La produzione di contenuti italiani deve diventare centrale e imprescindibile. È il solo modo per battere Netflix o Amazon. Se non facciamo questo salto di qualità, rischiamo di rimanere impigliati nelle vecchie logiche e di perdere il confronto”. Così il presidente della Rai Marcello Foa in un’intervista a La Stampa. “Mi piacerebbe una Rai che comprasse meno programmi fuori e producesse di più in proprio, che tornasse a ideare e a realizzare format, che sapesse informare gli italiani con rinnovato dinamismo e aderenza alla società come solo una tv radicata in tutte le regioni può. Occorre un salto di qualità per chi lavora alla Rai e per chi si occupa della Rai, penso anche al mondo politico.
Il pensiero del presidente della Rai
Senza questo, rischiamo di diventare obsoleti davanti all’avanzata dei giganti”, sottolinea Foa, che sulla possibilità che si faccia anche in Italia un’alleanza fra operatori pubblici e privati per distribuire contenuti aggiunge che “si può ragionare su qualche forma di cooperazione nazionale fra pubblico e privato. Dipende dalle priorità. Dalla vostra intervista a Piersilvio Berlusconi emerge una Mediaset concentrata su utili e gestione industriale, cosa che li ha spinti a cercare anzitutto alleanze transnazionali e non italiane. È normale per un gruppo privato quotato in Borsa, mentre la Rai è vincolata al mandato di servizio pubblico. Ma mi colpisce che non si sia aperto finora un ragionamento di sistema a livello nazionale, come avvenuto altrove”.
“Sarebbe bene, invece, che ci si interrogasse su questa possibilità, per valutare come l’industria italiana della Tv possa conservare il prestigio con tecnologie digitali adeguate”, rimarca, “sarebbe normale confrontarsi serenamente, non solo con Mediaset ma anche con La7 e altri. Auspico un dibattito di sistema. Ognuno metta sul tavolo i propri interessi. I nostri obiettivi, come servizio pubblico, sono precisi. I gruppi privati ne hanno altri, perfettamente legittimi. Esploriamo tutte le ipotesi. Magari ci rendiamo conto che non è possibile e tranquillamente ne prendiamo atto”.
(LaPresse)