MILANO – La riforma della Rai torna al centro del dibattito davanti alla commissione Lavori pubblici del Senato. A parlare in audizione sono stati la presidente Marinella Soldi e l’ad Carlo Fuortes, che hanno posto rispettivamente l’accento sulla necessità di garantire indipendenza e autonomia della governance Rai, con un mandato di durata maggiore rispetto a quello attuale, e sulla certezza delle risorse.
“Tutti i disegni di legge presentati hanno l’obiettivo di garantire alla società concessionaria del servizio pubblico la massima indipendenza di gestione, mettendo la Rai in condizione di competere nello scenario futuro recuperando quell’autonomia e indipendenza strutturali che rappresentano la condizione per realizzare una vera diversità di contenuti editoriali rispetto alla tv commerciale e garantendo meglio pluralismo e qualità propri del servizio pubblico”, ha evidenziato Soldi, per la quale serve “un mandato ben definito e di durata maggiore rispetto a quella attualmente prevista”.
“L’attuale mandato ha durata triennale, inferiore quindi ai cinque anni previsti per il contratto di servizio. Sarebbe utile allineare le due durate: in questo modo la stessa governance che stipula e negozia il contratto, se ne assumerebbe completa responsabilità di attuazione. Un quinquennio è anche la durata del mandato dei vertici della maggior parte dei servizi pubblici europei”, ha spiegato la presidente Rai.
Sulla necessità di “un sistema che garantisca risorse certe e adeguate” si è invece soffermato Fuortes, sottolineando che “rispetto ad altri broadcaster il servizio pubblico italiano è complessivamente sotto-finanziato in riferimento ai costi associati agli obblighi imposti”. Da questo punto di vista, “il canone è una risorsa incongrua”.
La scelta tra solo canone e canone più pubblicità è “una scelta politica -ha affermato l’ad-. Posso però dire, rispetto alla situazione attuale, che se nelle casse della Rai arrivasse l’intero canone derivante dai 90 euro molti probabilmente questo sarebbe sufficiente a gestire l’azienda in modo del tutto diverso”. E ancora: “Laddove il parlamento decidesse di spostarsi da un’ipotesi di sistema duale a un sistema solo canone questo sarebbe possibile, ma con un canone indubbiamente più elevato rispetto ai 90 euro attuali”.
In serata, poi, la presidente Soldi ha posto la sua firma sul Memorandum di Intesa ‘No Women No Panel’ nella Sede Rai di Viale Mazzini a Roma. “E’ un impegno abbastanza semplice -ha spiegato-: che in ciascun dibattito, ciascun talk show, ci sia un’equa rappresentanza di uomini e donne. Ed è incredibile che nel 2022 ancora serva un protocollo per stabilirlo, ma il nostro Paese è ancora indietro sotto questo aspetto rispetto alla media europea”.
“Assicureremo quindi sui nostri media questa rappresentanza rispettosa -ha spiegato Soldi-. Cambiare non è facile, ma dobbiamo anche vincere la forza dell’abitudine. Dobbiamo rispondere alla domanda: come posso rappresentare la società nel mio dibattito? Avere solo uomini nei dibattiti tv non è rappresentativo, e forse anche un po’ noioso. In media ora la presenza delle donne è al 37%, ma vengono più invitate a parlare delle loro storie personali. Noi abbiamo la responsabilità di mostrare modelli nuovi alle ragazze che ci seguono”.
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