ROMA (LaPresse) – “Le nomine di Fabrizio Salini, come amministratore delegato della Rai e Marcello Foa come presidente, non rappresentano in nessun modo una rivoluzione culturale. Anche in questo caso si tratta di un cambiamento solo a parole che nasconde una delle lottizzazioni più feroci che la storia della Rai ricordi”. Lo dice in una nota il senatore del Pd Salvatore Margiotta, componente della Commissione di Vigilanza Rai.
Le critiche di Margiotta sulle nomine di Salini e Foa
E prosegue: “Il profilo del neo presidente è molto lontano dal ruolo di garanzia che questo incarico impone e assolutamente inadeguato a rappresentare l’Italia nel mondo. Solo qualche giorno fa, Foa ha querelato l’Espresso per un’inchiesta sui rapporti opachi e ambigui che sembrerebbe intrattenere con la Lega e il M5S. Al fine di costruire una rete di informazione sovranista nel nostro Paese a sostegno del governo e contro giornali e opposizione. Parliamo di uno Steve Bannon nostrano. Un disinformatore di professione che non ha il profilo per guidare l’azienda radiotelevisiva pubblica”.
Le nomine Rai dividono la politica
“Può diventare Presidente della Rai un signore che un mese fa definiva un discorso del presidente della Repubblica ‘disgustoso’? Per questo, in commissione vigilanza Rai, come già dichiarato dal nostro capogruppo Andrea Marcucci, voteremo contro questa scelta gravissima. Che non avvia nessuna rivoluzione ma una pericolosa regressione dell’informazione pubblica in Italia”.
Più considerazione alla commissione di Vigilanza
Conclude Margiotta: “In questo senso, il Presidente Conte che con un tweet improvvido si è rallegrato per la scelta di Foa, dovrebbe sapere che il presidente della Rai deve essere ancora votato dalla commissione di Vigilanza. Che non è un orpello ma un organo della democrazia parlamentare. E nonostante le sparate dei padroni del M5S Grillo e Casaleggio, è ancora viva e vegeta”.