Rapina con ostaggi ad Aversa, due arresti

Il 33enne e il 19enne accusati di essere tra i componenti della ‘banda del buco’

GIUGLIANO (Tommaso Angrisani) – ‘Banda del buco’, in due finiscono in carcere. E’ quanto ipotizza la Procura di Napoli Nord che ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Giuseppe Palumbo, di 33 anni e Ferdinando Russo, 19enne, entrambi di Giugliano. La coppia è accusata della rapina avvenuta lo scorso 20 luglio nella gioielleria ‘Marotta’ ad Aversa. Il provvedimento – a firma del pubblico ministero Antonio Vergara – è giunto dopo cento giorni di indagini serrate portate avanti dagli agenti della Questura di Caserta. Stando alle contestazioni i due farebbero parte della gang sbucata dal pavimento razziando tutti i gioielli. Gli indagati sono difesi dall’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord e sono da considerarsi innocenti fino a eventuale condanna passata in giudicato. I due sono stati trasferiti presso i penitenziari di Poggioreale e di Santa Maria Capua Vetere e sono a disposizione del gip del tribunale di Napoli Nord per l’udienza di convalida. I fatti della scorsa estate ebbero notevole risalto nell’opinione pubblica sia per le modalità dell’azione criminale sia per l’ingente danno subito dal titolare. Quel giorno, infatti, lo stesso proprietario si trovava nel suo negozio insieme ad un cliente e ad un altro commerciante di via Roma. All’improvviso e in pieno giorno – il raid fu commesso alle 10 di mattina – l’uomo sentì un grosso rumore provenire da sotto e si ritrovò in un attimo quattro malviventi dentro la gioielleria. Il terzetto fu preso in ostaggio con le mani legate e portato in bagno: un rapinatore li teneva fermi puntandogli contro una pistola e gli altri che nel frattempo prendevano oggetti preziosi e soldi. “Nun ve preoccupat, n’appoco e finisce tutto”, avrebbe ripetuto il bandito armato quasi a voler ‘tranquilizzare’ le vittime. Un colpo durato pochi minuti ma che distrusse 40 anni di attività: esercenti, amici e semplici cittadini organizzarono anche una raccolta fondi per sostenere il titolare, Gabriele Marotta e la sua famiglia. La gioielleria riaprì due mesi dopo. Le investigazioni della polizia si sono basate su riscontri tecnologici e sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza.

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