NAPOLI – Sei uomini rinchiusi in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate dall’uso di armi. Si tratta di Enzo Chianese, 46 anni, Vincenzo Musella, 37 anni, Santo Petito, 31 anni, Guglielmo Pellegrino, il più anziano del gruppo con i suoi 65 anni, Salvatore Esposito, 57 anni, e Federico Minieri, 50 anni. Sono di Sant’Antimo, Rione Sanità e Quartieri Spagnoli.
I sei indagati sono stati colpiti da un’ordinanza del gip presso il Tribunale di Napoli Nord, applicativa della misura cautelare della custodia in carcere. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del Reparto Operativo (Seconda sezione del nucleo investigativo) del comando provinciale di Napoli. Secondo le indagini, il gruppo metteva a segno rapine con la tecnica del filo inverso.
Questa modalità delittuosa prevede una fase preliminare in cui sono individuati gli imprenditori, i commercianti o gli agenti di commercio, che sono soliti versare denaro contante presso istituti di credito o che trasportano preziosi. Una fase successiva, svolta dal filatore, di studio preventivo e quotidiano delle abitudini della potenziale vittima per calendarizzare i giorni in cui viene abitualmente effettuato il versamento di denaro presso l’istituto di credito. Poi arriva la fase esecutiva, che consiste nell’aggredire la vittima con azioni repentine e con l’uso di armi da fuoco, prima che depositi il denaro o consegni i preziosi.
Le indagini, dirette dalla Procura di Napoli Nord, svolte dai carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno consentito, in primo luogo, di identificare i componenti del presunto sodalizio e gli autori di due rapine aggravate compiute con tale modalità, grazie al monitoraggio dei veicoli in loro possesso tramite sistema di localizzazione gps, alle attività di intercettazione ambientale e ai servizi di osservazione e pedinamento svolti dalla polizia giudiziaria sulla scorta delle denunce e delle sommarie informazioni delle persone offese.
In particolare, la prima rapina è stata commessa a Casoria il 13 aprile ai danni di un agente commercio che, per questioni di lavoro, trasportava gioielli e preziosi di particolare valore. In questa occasione, i filatori, a bordo di un’auto, hanno pedinato e osservavano i comportamenti e gli spostamenti della vittima, collocandosi all’esterno di una gioielleria a Frattamaggiore, mentre la vittima si trovava al suo interno, fornendo le informazioni relative ai movimenti della vittima agli altri sodali, che iniziavano un’attività di pedinamento della vittima, da Frattamaggiore a Casoria, dove i rapinatori a bordo di una moto Yamaha Fazer, hanno puntato una pistola contro la persona offesa, all’altezza del petto, costringendola a consegnare il suo scooter, al cui interno era riposto uno zaino contenente un campionario di preziosi composto da argenti, argenti con pietre e vetri del valore complessivo di 1500 euro, e un tablet.
Tredici giorni più tardi, il 26 aprile, la banda avrebbe di nuovo colpito a Casoria, ‘ripulendo’ un imprenditore in procinto di versare in banca un’ingente somma di denaro, costituente l’incasso delle proprie attività. Anche in questa occasione, i filatori, a bordo di una macchina, spostandosi da San Nicola La Strada, Volla e Pomigliano d’Arco, hanno seguito tutti gli spostamenti della vittima, mentre riscuoteva gli incassi di una nota catena di negozi di detersivi e casalinghi, per depositarli in un istituto di credito. Una volta ottenute le informazioni sul suo percorso, i filatori hanno passato le informazioni ai complici che, a bordo di una moto Yamaha T-Max, nei pressi della banca, si sono avvicinati alla vittima, l’hanno minacciata con una pistola, puntandola alla testa, hanno aperto la portiera posteriore della sua auto e si sono impossessati del suo zaino, contenente la somma di 10.940 euro, pari all’incasso complessivo dei negozi, la somma di 150 euro e gli effetti personali.
Dopo le denunce, i carabinieri del nucleo investigativo si sono messi sulle tracce dei rapinatori. Attraverso l’ausilio di intercettazioni ambientali è stato, infatti, possibile cogliere i dialoghi degli indagati proprio nei momenti immediatamente antecedenti alle rapine, nei quali, gli stessi si scambiavano informazioni sulla collocazione della vittima, su cosa la stessa avesse con sé e su dove avesse collocato lo zaino contenente il denaro contante ovvero i preziosi. In seguito all’analisi delle denunce e delle sommarie informazioni resa dalle persone offese, si è accertato che – in entrambi gli episodi – gli indagati portavano illegalmente con sé armi, utilizzate nelle rispettive rapine.
In ultima battuta, gli investigatori hanno ricostruito la progettazione e le fasi preparatorie di una rapina pianificata per il 28 aprile, due giorni dopo il ‘colpo’ a Casoria, nel comune di Volla ai danni di un commerciante di generi alimentari, che iniziavano a monitorare seguendo tutti i suoi spostamenti, scambiandosi informazioni sulla strada percorsa dalla vittima e sulle relative soste. La rapina, tuttavia, non è andata a buon fine perché la vittima, dopo aver effettuato una sosta controllata a vista dai sodali, ha seguito una strada diversa da quella ipotizzata dai sodali.
Le indagini hanno consentito, infine, di scoprire la progettazione di una rapina milionaria da eseguirsi in Belgio con la collaborazione di un basista in Romania, insediato nella città di Bucarest. Le attività hanno consentito di accertare che i presunti sodali avevano già provveduto ad acquistare presso un laboratorio teatrale quattro speciali maschere in silicone, del valore di circa 500 euro ciascuna, che consentono di attribuire in modo realistico a chi le indossa i tratti somatici di una persona diversa.
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