NAPOLI – “Con il reddito di cittadinanza si parte a marzo. Non partirà mai ad aprile. Il primo aprile è un ‘pesce d’aprile”. Parole e musica del vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, datate 21 dicembre. Ad oggi la misura per dare una risposta all’emergenza povertà e alla disoccupazione è in bozza in un disegno di legge in attesa di completamento e approvazione. E siamo al 7 gennaio. Tra meno di 83 giorni tutto dovrebbe essere pronto. Possibile? Probabilmente no.
La chimera del potenziamento dei Centri per l’impiego
Nella bozza del decreto è prevista una spesa di 50 milioni di euro per l’assunzione di personale da assegnare all’Inps. Per erogare il reddito di cittadinanza, tra tutor personali, psicologici e professionisti di ogni genere serviranno migliaia di nuovi lavoratori, visto che finora gli enti locali hanno faticato anche a gestire le pratiche per il Reddito d’inclusione, decisamente meno complesso e oneroso rispetto a quello voluto dai 5 Stelle. I concorsi in Italia hanno tempi biblici. Impensabile che in 83 giorni ci siano uffici e migliaia di lavoratori pronti a mettersi a disposizione dei milioni (poco meno di 5) di cittadini in possesso dei requisiti per accedere al reddito.
Lavori socialmente utili. Sì, ma come?
Strutture inadeguate
Ma i problemi della disperata, e probabilmente vana, corsa contro il tempo dell’ala 5 Stelle del governo di Giuseppe Conte, non sono finiti. Quando tutto il procedimento burocratico sarà pronto (e potrebbero volerci ben più di tre mesi), i cittadini dovranno presentare la richiesta ai centri per l’impiego. Strutture, ad oggi, assolutamente inadeguate per far fronte a una misura di questo genere. Servirebbero assunzioni (vanno sempre considerati i tempi tecnici di concorsi e quant’altro), migliaia di assunzioni, corsi di formazione. Tutto in due mesi, visto che a marzo dovrebbero essere completate le procedure per l’erogazione del reddito? Una chimera. Il ‘pesce d’aprile’ per gli italiani potrebbe, alla fine, arrivare sul serio. Staremo a vedere.