Entro due mesi i primi ricorsi per sollevare l’incostituzionalità del reddito di cittadinanza. Nell’occhio del ciclone il ‘permesso di lungo periodo’ e i ‘dieci anni di residenza’ per gli stranieri ROMA – Partono le domande per il reddito di cittadinanza e già sono in programma i primi ricorsi. L’avvocato Alberto Guariso dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione ha annunciato che
in un paio di mesi saranno depositati i primi ricorsi per sollevare l’eccezione di incostituzionalità della legge sul reddito di cittadinanza. Secondo l’Asgi la legge penalizzerebbe gli stranieri in Italia da lungo tempo. La prima causa pilota potrebbe esserci a Milano.
I requisiti per gli stranieri
Il reddito di cittadinanza prevede requisiti di accesso più rigidi per gli stranieri. Gli extra europei per accedere agli aiuti devono farsi rilasciare dallo Stato di origine un documento che certifichi la composizione del loro nucleo familiare, il reddito e il patrimonio. L’atto deve essere tradotto e validato dal consolato. Dopo questo iter è possibile accedere al reddito. Queste misure non si applicano nei confronti dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea con lo status di rifugiato politico, in caso di convenzioni internazionali che dispongono diversamente, in caso di provenienza da Paesi da cui è “oggettivamente impossibile” ottenere tali certificazioni, che verranno poi specificati dal ministero del Lavoro.
Due punti nell’occhio del ciclone
I ricorsi dovrebbero concentrarsi su due requisiti per accedere al reddito: il ‘permesso di lungo periodo’ e i ‘dieci anni di residenza’ per gli stranieri. Oltre ai requisiti che saranno oggetto di ricorsi, altro punto critico riguarda i navigator, i tutor incaricati di seguire i beneficiari del sussidio nella ricerca di un’occupazione. I navigator dovrebbero essere assunti da Anpal Servizi con dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa in prospettiva di una stabilizzazione. Serve però un’intesa con le Regioni, che non è ancora stata trovata.