Referendum, Calderoli: “Votare sì per fermare i danni della legge Severino”

Il leghista dice no anche all’abuso delle misure cautelari: “Amministratori distrutti politicamente e poi assolti”

NAPOLI – Domenica si vota per i referendum sulla giustizia: tra i promotori la Lega, i radicali e i socialisti che soprattutto negli ultimi tempi, constatato che gran parte dei cittadini non è a conoscenza né dell’iniziativa referendaria e men che meno dei quesiti posti, hanno battuto i territori. Un vero e proprio tour per promuovere il sì, è quello del leghista, vicepresidente del Senato Roberto Calderoli che, tra un impegno e l’altro, ha parlato con “Cronache” di legge Severino e misure cautelari.

Un referendum per cambiare con un sì o con un no il sistema giustizia in Italia, perché lei crede che sia giusto abolire la Severino?
Questa legge ha fatto saltare carriere proprio perché con la condanna di primo grado amministratori locali sono stati sospesi dalla carica che ricoprivano. La loro carriera politica è stata distrutta nonostante che, nella maggior parte dei casi, queste persone siano poi state assolte in secondo o terzo grado. Cosa rende necessaria, dal suo punto di vista, la limitazione delle misure cautelari?
La limitazione dell’abuso della custodia cautelare è necessaria, considerato che abbiamo mille casi all’anno di ingiusta detenzione, dato che costituisce un segnale preoccupante. Sono errori che potrebbero interessare qualunque tipo di cittadino, storie di persone che si sono ritrovate in galera per esempio per scambi di identità o casi di omonimia.

Calderoli da nove giorni ha avviato lo sciopero della fame per ribellarsi alla scarsa attenzione dedicata ai referendum dai media. “Il digiuno è una reazione al silenzio calato sul referendum ed alle fake news che circolano rispetto agli argomenti referendari – ha spiegato – Ascoltiamo magistrati ed esperti di diritto che dicono falsità su cosa si determinerebbe votando sì. Non lo accetto più”.
Così com’è difficile accettare che le forze politiche sperino nell’astensione ritenendo il referendum sulla giustizia inopportuno, dato che in Parlamento continua l’iter della riforma Cartabia. “Che si voti sì o no per me è indifferente: basta che le persone possano esercitare il loro diritto-dovere – ha insistito Calderoli – Il silenzio dà l’idea della potenza di una casta che controlla il Parlamento, il governo ed il mondo dell’informazione. I partiti politici che sono espressione di quella casta o che dicono di votare no, lasciano intendere che è meglio non andare a votare. È vergognoso, soprattutto per quei partiti che si collocano nell’area di sinistra: durante la Resistenza si dava la vita per il diritto al voto. Invitare a non andare a votare è una bestemmia”.

Da qui l’invito rivolto all’alleata leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che, a differenza dei leghisti, non è proiettata a votare sì a tutti i quesiti posti. “Ci conto che Giorgia Meloni prima di partire per la Spagna domenica realizzi il diritto-dovere di votare per i referendum – è l’auspicio del vicepresidente del Senato – So che non saranno tutti sì i suoi, ma l’importante è partecipare”. Ed è proprio sulla partecipazione che confida Calderoli. “Sono convinto che il grosso del voto arriverà tra le 20 e le 23 – ha concluso il vicepresidente del Senato – Legittimamente, essendo il primo weekend con le scuole chiuse e senza limitazioni dopo due anni di Covid, gli italiani vorranno prendersi un giorno di relax. Ma dopo la breve vacanza al mare, al lago o sui monti, non possono certo dimenticarsi di esercitare il diritto-dovere di andare al seggio. Per questi motivi, sono convinto che le rilevazioni delle 12 e delle 19 sull’affluenza alle urne conteranno ben poco”.

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