Referendum, Pd tentato dall’accordo con il governo

ROMA – L’apertura della maggioranza a modificare la proposta di legge sul Referendum propositivo, che interviene sull’articolo 75 della Costituzione, tenta il Partito democratico e fa infuriare gli azzurri. Dopo l’apertura della maggioranza ai migliorativi proposti, i Dem rinunciano alla norma che sopprime interamente il testo e a questo punto potrebbero scegliere l’astensione. In seno al Nazareno è infatti aperto un dibattito tra quasi favorevoli, come Stefano Ceccanti, e contrari come Paolo Gentiloni che oggi ha definito “pericolo” la legge Fraccaro.

Dibattito alla Camera

In aula alla Camera è iniziato l’esame degli oltre 700 emendamenti con la relatrice pentastellata, Fabiana Dadone, che ha accolto due sub-emendamenti a firma di Stefano Ceccanti e di Gennaro Migliore. Il primo prevede la par condicio informativa sui testi durante la campagna referendaria. Il secondo stabilisce che ci sia un organo terzo, cioè l’Ufficio della Cassazione, a verificare se il Parlamento abbia introdotto “modifiche meramente formali” al testo presentato dal Comitato promotore della legge di iniziativa popolare. In questo non si procede con il referendum. “Proposte di modifica che riteniamo di buonsenso” commenta Dadone, precisando di aver accolto altre norme, che dovranno essere riformulate. “Queste ulteriori aperture nei confronti delle minoranze dimostrano concretamente la nostra volontà di accogliere tutti i contributi utili. Ora auspichiamo l’atteggiamento collaborativo e costruttivo delle forze politiche nell’interesse dei cittadini”, prosegue.

Referendum, c’è chi dice no

I più critici restano i deputati di Fi con Giorgio Mulè che attacca: “Il governo dice che con la riforma costituzionale sul referendum le masse modificheranno l’assetto legislativo. Niente di più falso. Un piccolo nucleo che sostituirà i call center con i lex center magari a pagamento in cambio delle firme. Altro che regno delle masse: il governo a trazione grillino sta ponendo un masso sul Parlamento”. Simone Baldelli accusa i pentastellati di volere la raccolta firme online per i referendum propositivi e abrogativi su piattaforme come Rousseau. Il Parlamento, dice, “diventerà un centro commerciale”. E rivolgendosi alla maggioranza tuona: “Volete fare un referendum in cui a decidere per tutto il Paese sono solo 12 milioni di persone? Ma siete matti, ma vi rendete conto di quello che fate?”.

Donatella Di Nitto (LaPresse)

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