Regeni, slitta l’udienza del gup su 007 Egitto. Sul web mistero del video che calunnia Giulio

Secondo la ricostruzione della procura di Roma, il ricercatore era attenzionato da polizia e servizi segreti già settimane prima del rapimento

Foto Claudio Furlan LaPresse 01-02-2019 Milano

ROMA – È stata rinviata al 25 maggio l’udienza preliminare del procedimento sull’omicidio di Giulio Regeni, davanti al gup Pierluigi Balestrieri. In aula, stamani a piazzale Clodio, c’erano, tra gli altri, i genitori del ricercatore friulano, Paola e Claudio, il loro avvocato, Alessandra Ballerini, e il procuratore capo di Roma Michele Prestipino con il pm Sergio Colaiocco, responsabili dell’inchiesta. Il rinvio è legato al legittimo impedimento di uno dei difensori di ufficio degli imputati, per un caso Covid.

Slitta l’udienza

L’udienza preliminare, a oltre cinque anni dal sequestro e l’omicidio di Giulio, riguarda quattro agenti appartenenti ai servizi segreti egiziani: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Nessuno di loro era presente: l’Egitto non ha mai fornito agli inquirenti della procura di Roma gli indirizzi utili a notificare gli atti del processo. Le loro posizioni sono difese da avvocati d’ufficio e uno dei nodi che dovrà sciogliere il gup in vista del processo è legato proprio alla ‘mancata notifica’.

Le accuse

Sono tutti accusati di sequestro di persona, e il solo Magdi Ibrahim Abdelal Sharif risponde anche di lesioni e concorso nell’omicidio del ricercatore friulano ucciso nel 2016 a Il Cairo. Giulio venne rapito la sera del 25 gennaio 2016 e il suo corpo martoriato fu trovato nove giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria a Il Cairo.

Le ricostruzioni

Da allora si sono susseguite bugie, false piste e ricostruzioni che, da parte egiziana, hanno sempre cercato di screditare la vittima. All’indomani del ritrovamento del cadavere si parlò di un incidente stradale, poi di una rapina finita male, successivamente si insinuò che il giovane fosse stato ucciso perché ritenuto una spia. Poi che fosse finito in un giro di spaccio di droga, di festini gay, di malaffare che l’aveva portato a farsi dei nemici. A un mese dalla morte di Giulio alcuni testimoniarono di averlo visto litigare con un vicino che gli aveva giurato morte.

Il 24 marzo del 2016 arrivò l’ennesima ricostruzione non credibile e questa volta c’erano di mezzo cinque morti. Criminali comuni uccisi in una sparatoria con ufficiali della National Security egiziana, alla periferia del Cairo. I documenti di Giulio furono trovati quello stesso giorno in casa della sorella del capo della presunta banda. E si disse che i cinque erano legati alla morte del giovane.

Il video sul web

Ieri, a poche ore dall’udienza preliminare, sui social è stato diffuso un video in arabo presentato come “il primo documentario che ricostruisce i movimenti strani di Giulio Regeni al Cairo”. L’ennesimo attacco alla memoria di Giulio ha scatenato un’ondata di indignazione, con il presidente della commissione parlamentare di inchiesta, Erasmo Palazzotto, che parla senza mezzi termini di “operazione ignobile” ed “ennesimo inaccettabile tentativo di depistaggio”.

Secondo la ricostruzione della procura di Roma, il ricercatore era attenzionato da polizia e servizi segreti già settimane prima del rapimento. Le analisi sui tabulati hanno messo in luce i numerosi contatti telefonici tra gli agenti che si erano occupati di tenere sotto controllo Giulio tra dicembre 2015 e gennaio 2016, e gli ufficiali dei servizi segreti coinvolti nella sparatoria con la presunta banda di criminali uccisi nel marzo 2016 a cui gli egiziani provarono ad attribuire l’omicidio. La procura di Roma è convinta che Giulio sia stato torturato e ucciso dopo esser stato segnalato come spia alla National Security dal sindacalista degli ambulanti, Mohammed Abdallah. Con il quale era entrato in contatto per i suoi studi.

(LaPresse/di Alessandra Lemme

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