ROMA – Uscito di casa con un fucile, con l’intento non realizzato di ammazzare la nutria che gli stava danneggiando l’orto, è stato avvicinato da un uomo che qualificatosi come carabiniere chiedeva contezza della sua condotta. Tra i due nasceva una discussione, con il “carabiniere” che a questo punto chiamava il 112 segnalando l’accaduto. Sul posto, l’altra sera intorno alle 19.00, convergeva una pattuglia del nucleo radiomobile della compagnia di Guastalla che, accertati i fatti, procedeva nei confronti del 50enne reggiano, che intendeva ammazzare la nutria, sequestrandogli in via cautelare le armi possedute (4 fucili da caccia, una carabina e 6 cartucce cal. 12 risultati regolarmente denunciati) nonché la licenza di caccia proponendolo alla Prefettura e Questura di Reggio Emilia rispettivamente per l’emissione delle provvedimento di divieto di detenzioni di armi e munizioni e per la revoca della licenza di caccia.
Nei guai anche il 60enne abitante nella bassa reggiana che aveva chiamato il 112 in quanto, precedentemente all’intervento dei carabinieri della radiomobile di Guastalla da lui stesso richiesto, si era avvicinato al 50enne esibendo un tesserino che lo ritraeva con la divisa da carabiniere qualificandosi come tale pur non essendolo. Tesserino che lo stesso 60enne, a richiesta dei veri carabinieri, consegnava ai militari che lo sequestravano procedendo nei suoi confronti. Il 60enne infatti veniva denunciato alla Procura reggiana in ordine ai reati di possesso di segni e distintivi contraffatti e sostituzione di persona. Oltre al tesserino, esibito e consegnato spontaneamente ai militari, nella sua abitazione i carabinieri rinvenivano una paletta segnaletica riportante uno stemma posticcio di un istituto di vigilanza privato e altro tesserino di un’associazione carabinieri in congedo con la foto del 60enne in divisa da carabiniere, tutto sottoposto a sequestro. Il procedimento, in fase di indagini preliminari, proseguirà per i consueti approfondimenti investigativi al fine di consentire al Giudice di verificare l’eventuale piena responsabilità dell’indagato.
(LaPresse)