Reggio Emilia, 2 apr. (LaPresse) – I carabinieri reggiani hanno pochi dubbi: dietro l’ennesimo furto di elementi di batterie esauste ai danni di un’azienda di Reggio Emilia c’è senza ombra di dubbio il ‘business’ del piombo: vale settanta centesimi il chilo ma chi lo ricetta per poi riciclarlo nel regolare mercato ha ricavi nella misura di oltre 50% in quanto il piombo provento di furto viene rivenduto al massimo a 30 centesimi al chilo. Ne sono convinti i carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia che al riguardo stanno conducendo le dovute indagini per risalire all’intera filiera del riciclaggio degli elementi di batterie esauste il cui smaltimento è peraltro regolato da una normativa speciale trattandosi di rifiuti pericolosi in quanto tossico-nocivi per l’alta percentuale di piombo e acido solforico che contengono. Ed è proprio l’inquinamento ambientale che allarma i carabinieri: secondo quanto emerso nelle indagini in corso i ladri per recuperare il piombo verserebbero il liquido contenuto nelle batterie (acido solforico) illegalmente nei terreni ubicati in aperta campagna per poi recuperare il ‘piombo pulito’ da rivendere a compiacenti ricettatori del settore.
La tendenza è iniziata piano piano è sta proseguendo con furti a macchia di leopardo che tuttavia secondo i carabinieri sono legati al business del piombo. In questo senso si stanno indirizzando le indagini dei carabinieri reggiani anche in relazione all’ultimo colpo compiuto ai danni di un officina meccanica di Reggio Emilia, che ha visto gli uomini del nucleo radiomobile della compagnia di Reggio Emilia identificare e denunciare con l’accusa di concorso in furto aggravato 3 uomini di 28, 20 21 anni, tutti residenti a Correggio (Re). Secondo i carabinieri l’altra notte, e forse non solo questa volta dal momento che l’azienda nel tempo ha subito più furti, si sono introdotti furtivamente nel cortile di un’azienda meccanica asportando una trentina di elementi di batterie esauste per carrelli elevatori che avevano occultato nel bagagliaio dell’auto. L’attività non è andata a buon fine grazie all’attività di controllo del territorio dei carabinieri che fermavano i tre a bordo di due auto nei pressi dell’azienda meccanica saccheggiata. Una volta identificati i carabinieri nel bagagliaio dei mezzi rinvenivano una trentina di elementi di batteria esauste per carrelli elevatori risultati essere stati rubati dal cortile di una vicina azienda.
I tre venivano quindi denunciati alla Procura reggiana dai carabinieri che stanno proseguendo le indagini nella certa ipotesi che dietro al furto vi era il piombo. Ora che tale metallo infatti ha ritrovato un suo ‘peso’ commerciale nel riciclaggio, i carabinieri intendo risalire alla filiera che illecitamente alimenta questo business che con prepotenza si sta affacciando anche in provincia di Reggio Emilia dove isole ecologiche ed elettrauti non sono risparmiati da questi raid furtivi.