Regionali, Conte: “Niente impresentabili”. Ma indagati e condannati ci sono anche nel centrosinistra

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Sergio D'Angelo

CASERTA – “I nomi impresentabili sono andati tutti a destra, grazie a Dio. Se li sono presi, noi volentieri li abbiamo ceduti e facciamo loro i migliori auguri”. Così Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, a Napoli per la presentazione dei candidati del M5S alle regionali, rispondendo ai giornalisti sull’eventuale presenza di ‘impresentabili’ nelle liste a sostegno della candidatura di Roberto Fico a presidente della Regione. “Nel momento stesso in cui, fin dall’inizio, abbiamo detto che Fico avrebbe salvaguardato per i candidati un livello assolutamente significativo per quanto riguarda la legalità e l’etica pubblica – ha aggiunto Conte – loro hanno scelto un’altra strada e questo ci ha facilitato molto il compito”.

In realtà, smentire Conte è facile, in quanto la sua coalizione non sta certo messa meglio rispetto al centrodestra: se per “impresentabili” si intendono i candidati con guai giudiziari, si possono citare Marcello De Rosa, candidato con la lista mastelliana Noi di Centro nella circoscrizione di Caserta e condannato per falso in atto pubblico, oppure il deluchiano Carmine Mocerino (A testa alta), sotto processo per corruzione. E se si parla di un passato politico difficilmente conciliabile con le attuali scelte, ieri Giuliano Granato, candidato presidente di Campania Popolare, lista composta da Potere al Popolo, Pci e Rifondazione comunista, ha segnalato che “nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra è presente come candidato Ciro Varriale, volto storico della destra cittadina candidato ed eletto al consiglio comunale nel 2006 con Forza Italia, poi passato con l’Udeur di Mastella di cui sarà capolista nella tornata del 2011, nel 2016 di nuovo in Forza Italia e infine candidato alle ultime amministrative del 2021 con la civica di destra ‘Essere Napoli’. Varriale è molto conosciuto in quanto, dentro e fuori dal Consiglio Comunale, ha promosso a più riprese lo sgombero dei centri sociali cittadini ed in partico- lare del Laboratorio politico Insurgencia. La sua attività si è concentrata anche contro chi pur di non stare per strada è costretto ad occupare una casa e si è battuto contro qualsiasi forma di sostegno economico ai migranti. E se non bastasse in un opuscolo elaborato nel 2009 dal Collettivo Autorganizzato Universitario su Casa Pound Napoli viene indicato come uno dei referenti politici locali dell’organizzazione neofascista”.

“Come fa Avs – dichiara Granato – a candidare un personaggio con un curriculum come Ciro Varriale nelle sue liste? Avs, oltre a essere allineata con i vari De Luca, Renzi, Mastella, Cesaro, Mocerino, Lettieri, Casillo, candida proprio nelle sue liste chi chiede gli sgomberi dei centri sociali, chi occupa cantine e scantinati per necessità. Ci chiediamo: ma Avs quindi che politiche perseguirà su temi come la casa? ‘Basta famiglie senza casa’, come recitano a livello nazionale, oppure sgomberi senza alternative come chiedeva Varriale?”. Granato si chiede perché “gli altri candidati e le altre candidate, che sono volti storici della sinistra napoletana, addirittura in alcuni casi legati a chi in passato è stato oggetto degli attacchi di Varriale”, non abbiano “posto un veto su questa indecenza. Avs è parte dello stesso minestrone del ‘Sistema Campania’. E questa sarebbe l’alternativa? Anche loro sono stati contagiati dal trasformismo in salsa deluchiana. Campania Popolare è l’unica alternativa a questo blocco di potere. Cambiamo tutto”, conclude.

Sergio D’Angelo (nella foto), ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli (dove è attualmente consigliere di maggioranza), e tra i candidati, per Avs, nelle liste che sostengono Roberto Fico alla presidenza, è a giudizio per manifestazione non autorizzata. L’ha reso noto lo stesso D’Angelo sui social, prima sottolineando di aver ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini e poi aggiungendo che la Questura gli ha notificato l’atto di rinvio a giudizio. L’accusa contestatagli, spiega, è di aver promosso manifestazioni pubbliche non autorizzate in occasione della vertenza per la salvaguardia dei lavoratori Gesco, circa un anno fa. Secondo quanto ha dichiarato, “vengo accusato per aver manifestato pacificamente per bloccare i licenziamenti di 300 lavoratori. Non me ne faccio una ragione, è tutto incredibile, e mi chiedo che
Paese stiamo diventando”. In quelle manifestazioni, aggiunge, “non ci furono incidenti, le strade non furono bloccate. Occupammo simbolicamente il Museo Mann entrando dopo aver pagato il biglietto d’ingresso”. Nei prossimi giorni D’Angelo segnalerà eventuali novità.

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