BOLOGNA – Stefano Bonaccini ‘caccia’ i vertici del suo partito, Lucia Borgonzoni si affida ai suoi leader nazionali. Le strategie in campo dei due maggiori competitor alle Regionali in Emilia Romagna sono opposte ma paradossalmente sottolineano una ed una cosa soltanto: il voto emiliano-romagnolo volente o nolente sarà un test nazionale.
Bonaccini ‘caccia’ il Pd
Bonaccini, candidato Pd del centrosinistra, non vuole il Nazzareno in Regione. O meglio, la sua narrazione si fonda su due temi sostanziali: il buongoverno che ha portato l’Emilia ai primi posti tra le regioni italiane e, aspetto più psicologico-politico, richiamare i cittadini al voto per il proprio territorio e non a trasformarlo in un referendum sul governo giallorosso. Una strategia efficace, il governatore uscente ha portato 200 sindaci dalla sua e la piazza di Bologna di ieri contro la Lega è un segnale importante. Ma la richiesta ai vertici del Pd e del governo di evitare una presenza massiccia in Emilia-Romagna sottolinea una certa insofferenza dei cittadini nei confronti dell’esecutivo. “Si vota per l’Emilia Romagna, i cittadini non si lasciano abbindolare da chi vuole il contrario“.
Salvini pompa il voto: “Sfrattiamo il governo”
Strategia opposta quella di Matteo Salvini e della candidata di centrodestra Lucia Borgonzoni, che ha così attaccato: “Non nascondo Salvini al contrario di chi ha vergogna dei suoi leader: Zingaretti, Renzi, Conte“. Il leader del Carroccio ogni giorno cerca di pompare l’appuntamento al voto nel tentativo di trasformarlo in un referendum sul governo: “Sfrattiamoli” Una strategia certamente forte, che suscita passione, ma che rischia in un certo qual modo di diventare un boomerang. In ogni caso, volente o nolente, le Regionali emiliane saranno un test nazionale sull’esecutivo.