CASERTA – Il candidato presidente della Regione Roberto Fico taglia fuori dalle liste diversi esponenti del centrosinistra. Per il famoso “codice etico” che ha fatto infuriare il governatore Vincenzo De Luca dovrebbero essere infatti adottati i criteri del Codice di autoregolamentazione del 2019: norme stringenti che impedirebbero diverse candidature, a partire da quelle del fedelissimo deluchiano Carmine Mocerino (capogruppo di “De Luca presidente”: l’applicazione del codice finirebbe quindi per indebolire il gruppo del governatore uscente) e l’ex sindaco di Casavatore Salvatore Sannino, del Psi. Si salverebbero, invece, altri consiglieri solo indagati ma non a giudizio, come Luca Cascone e Gennaro Oliviero. E’ previsto infatti il semaforo rosso agli aspiranti candidati che siano già rinviati a giudizio, citati a giudizio, condannati in primo grado (anche non in via definitiva), abbiano patteggiato la pena, siano sottoposti a misure cautelari non revocate, oppure siano latitanti o in esecuzione di pene detentive.
Resterà fuori dalle liste anche chi abbia subìto condanne (anche non definitive) per una serie molto ampia di reati gravi, tra cui associazione mafiosa, terrorismo, traffico di droga, tratta di persone, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, concussione, traffico di influenze, turbativa d’asta, frodi nelle forniture, estorsione, usura, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, reati ambientali come traffico illecito di rifiuti o disastro ambientale, bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, corruzione tra privati. Inoltre, non possono essere candidati coloro che sono sottoposti a misure di prevenzione personali o patrimoniali, anche non definitive, sono stati rimossi o sospesi da cariche pubbliche per legge, hanno fatto parte di giunte o consigli comunali/provinciali sciolti per infiltrazioni mafiose.
Quest’ultimo principio sembrerebbe tagliare fuori gli ex consiglieri comunali di Caserta, sciolta da qualche mese, ma resta da vedere quale interpretazione dare alla formula: sembra infatti che il termine “amministratori” sia da riferire solo agli ex assessori e non ai consiglieri. Stop anche a chi abbia riportato cumuli di condanne per reati non colposi superiori a 4 anni o sia colpito da sentenze (anche non definitive) che prevedano l’incapacità di con- trattare con la pubblica amministrazione. E in queste ore un altro consigliere regionale va aggiunto all’elenco degli indagati: Vincenzo Alaia (Italia Viva), presidente della commissione Sanità e sicurezza sociale, risponde infatti di corruzione in concorso nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi della Sanità in Campania condotta dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno.