Regionali, il campo largo di Schlein perde pezzi. I leader non nominano Fico, molti deluchiani con la valigia pronta

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Elly Schlein e Roberto Fico

NAPOLI – Pd e 5 Stelle insieme costi quel che costi. Una strategia, quella portata avanti da Elly Schlein che prima ha indebolito idem, nati come partito a vocazione maggioritaria e ora ridotti a dover cedere costantemente alle richieste dell’alleato pentastellato. Poi sta minando il campo largo stesso, perché non tutti sono disposti a cedere su ogni terreno pur di stare insieme e opporsi al centrodestra. Il caso Campania sta riuscendo nell’impresa di scontentare mezzo mondo del centrosinistra, con la candidatura di Roberto Fico (foto Lp), sostenuta soprattutto dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che rischia di far perdere alla coalizione i voti e il sostegno di Azione, a livello nazionale e anche sul territorio, dove i voti moderati contano. E non poco. Anche perché l’offerta fatta al governatore uscente Vincenzo De Luca di offrire la segreteria regionale dem al figlio Piero in cambio del sostegno all’ex presidente della Camera, si è rivelata peggio di un bluff. E’ stato un boomerang. Perché ha, in un colpo solo, azzerato la democrazia interna del Pd (che dovrebbe essere valore fondamentale in un partito che si chiama Democratico), dato il segnale di essere disposti a una trattativa senza alcun mandato popolare con quelli che la stessa Schlein definiva ‘cacicchi’, e consentito al centrodestra di cominciare serenamente le trattative per accogliere nella lista tanti esponenti del mondo moderato che negli ultimi 10 anni hanno sostenuto De Luca. Ma per Schlein, pur di mantenere insieme l’alleanza con i grillini, vale tutto. E ieri lo ha ribadito senza mezzi termini.

“Continueremo a essere testardamente unitari e parlare con tutti per costruire un futuro ancora migliore – ha dichiarato Schlein durante la sua visita alla Festa dell’Unità di Livorno –. Insisteremo sulla strada unitaria perché crediamo che sia la più giusta per battere le destre. L’unità non ce la chiede il medico ma la nostra gente”. Concetto ribadito anche da Francesco Boccia, altro pezzo da 90 del Pd: “Il ‘testardamente unitari’ non vuol dire tenere insieme pezzi, ma vuol dire esaltare il pluralismo delle forze che compongono la coalizione dentro un progetto unitario. Lavoro, idea di sviluppo sostenibile, sanità e scuola pubbliche, Europa, diritti: su questi temi si sta lavorando tutti insieme, con un’idea alternativa a quella della destra che governa il Paese”.

L’accordo che il Pd targato Schlein ha provato a mettere sul tavolo non è ancora chiuso. Infatti la segretaria nazionale non fa il nome di Fico, Giuseppe conte non è ancora in Campania come ci si attendeva per ufficializzare il candidato governatore e De Luca ha attaccato i ‘cacicchi veri che stanno a Roma’ pochissimi giorni fa. E anche il sindaco Manfredi, lo sponsor di Fico, non lo dà per fatto: “La situazione si sta sciogliendo anche per le regionali. L’importante è che la soluzione sia positiva”. Dietro le quinte, però, si muovono scenari preoccupanti per
il centrosinistra. La filosofia ‘testardamente unitaria’ potrebbe provocare un vero e proprio esodo in Campania: diversi esponenti di Azione
hanno già intavolato contatti con Forza Italia e, nel mondo deluchiano, salvo colpi di scena dello stesso governatore, si potrebbe aprire una fase di riposizionamento molto ampia.

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