ROMA – Avanti piano e in ordine sparso. Mentre la task force guidata da Vittorio Colao è impegnata a disegnare l’Italia che verrà dopo il 3 maggio, e domani avrà un nuovo contatto con il premier Giuseppe Conte, sulle prime riaperture i governatori delle regioni viaggiano ognuno per conto proprio. Dal 14 aprile il presidente del Consiglio ha dato il via libera ad alcune attività. Come la silvicoltura, le opere idrauliche, il commercio all’ingrosso di carta e cartone e, soprattutto, librerie, cartolibrerie e negozi di abbigliamento per neonati e bambini. Ed è proprio su queste ultime, dove c’è contatto con il pubblico, che sono arrivati i distinguo. Lombardia e Piemonte hanno fatto sapere che per loro tutto resterà immutato fino al 3 maggio.
In Emilia Romagna lo stop, compreso quello per i negozi di vestiti per bambini e neonati, è valido per le province di Piacenza e Rimini, le più colpite dalle pandemia. Nel Lazio l’apertura delle librerie e cartolerie arriverà dopo il 20 aprile, in attesa della messa in sicurezza dei locali. Mentre in Campania il governatore De Luca ha deciso che i negozi di vestiti per bambini potranno alzare le serrande solamente il martedì e il venerdì con orario 8-14 mentre librerie e cartolerie resteranno chiuse. Un vero e proprio guazzabuglio che non piace a Palazzo Chigi e, quando inizierà la vera fase due, dovrà essere uniformato su tutto il territorio. A meno si decida di portare avanti una riapertura su base regionale ma al momento sembra un’opzione che non pare essere presa in considerazione.
Per Borrelli è necessaria una ripresa cauta
Nel frattempo si rincorrono voci relative all’apertura anticipata di altre filiere come moda e automotive. Ma il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, frena parlando di ipotesi “assolutamente premature”. Che non si tornerà alla normalità conosciuta da tutti è cristallino. Ogni settore dovrà essere rivisto e adattato alla nuova realtà di convivenza con il virus. Non fa eccezione quello dei trasporti dove la ministra Paola De Micheli parla di una fase due dove “servirà ragionare su orari flessibili degli uffici pubblici”. Che sono causa di spostamenti marcati nello stesso orario.
Allo studio anche tecnologie per verificare lo riempimento dei bus mentre sull’obbligo di stare tutti seduti non si è ancora giunti ad una decisione definitiva. Discorso ancora più complesso quello riguardante la scuola. La ministra Lucia Azzolina non ha ancora preso una decisione definitiva sull’anno scolastico. Ma i professori Franco Locatelli e Giovanni Rezza, entrambi membri del Comitato Tecnico Scientifico, hanno già espresso nettamente la posizione degli esperti: se ne riparlerà a settembre. Stesso discorso per il campionato di calcio, almeno se la decisione dipendesse solo dalla scienza.
Andrea Capello (LaPresse)