Renzi-Conte, prove di una crisi già scritta

Il leader di Iv non cede sulla prescrizione

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Renzi

ROMA – Insulti, rimproveri, minacce più o meno velate, toni da picchiatori mediatici, ultimatum e ammonizioni. Succede tutto e il contrario di tutto nel governo giallorosso. Matteo Renzi tiene il punto e continua nell’operazione di logorio dell’esecutivo Conte, di cui è azionista di minoranza. Attacca il premier, poi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, poi il suo ex partito, il Pd. E definisce il lodo Conte bis sulla Prescrizione “incostituzionale”. Il governo balla e traballa, rischia di cadere. Ma forse è solo un bluff.
I toni accesi, la rissa mediatica per ora non si è trasformata in crisi vera e propria. E’ tutto lì il punto. Ma andiamo con ordine.

“Cercheremo di cambiarlo in Parlamento prima che venga bocciato dalla Corte Costituzionale come successo con la legge Bonafede”, il senatore di Rigngano non le manda a dire. Per Italia Viva “è una battaglia culturale e non molleremo: il Pd ha scelto di seguire i grillini, noi seguiamo gente competente in materia come avvocati e magistrati”. Poi l’affondo contro il partito di Nicola Zingaretti: “Noi siamo alleati e non sudditi. Se il premier vuole cacciarci, faccia pure: è in suo diritto farlo. E Conte è il massimo esperto nel cambiare maggioranze. Se invece vogliono noi, devono prendersi anche le nostre idee”.

Giuseppe Conte, dopo il ‘tirocinio’ sul campo con l’ex alleato Matteo Salvini, ha fatto il callo alle crisi di governo o presunti tali. E non ci sta ai ricatti. “Io sono qui per realizzare il programma per cui ho chiesto fiducia al parlamento e ai cittadini, orizzonti futuri non mi appartengono”. Il premier è però nervoso, le fibrillazioni della sua maggioranza dopo lo scontro con i renziani sul tema della prescrizione lo tengono in apprensione costante. La responsabilità di quanto sta accadendo, rimarca con i suoi, è tutta di Italia Viva e questo deve emergere con chiarezza. Insomma, Conte vuole andare a vedere il (presunto) bluff renziano. Avrà il coraggio, Renzi, di far cadere il governo? Si assumerà la responsabilità politica di tornare alle urne o di dare indirettamente vita al Conte Ter? In ultimo: avrà il coraggio di andare da solo alle elezioni Regionali, Comunali e nel caso Politiche? E’ questo il gioco. Ma con i puntatori al tavolo da poker il rischio è alto. Renzi è abituato al rilancio continuo, è temerario e spregiudicato al tempo stesso. Intanto, il premier (probabilmente con il nulla osta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sentito telefonicamente) fa scouting in Parlamento. Pare che dal gruppo Misto, e addirittura da fronde di Forza Italia, possa arrivare qualche Senatore ‘responsabile’ a salvare il governo. La politica italiana è appesa ad un filo. Le opposizioni per ora restano in un sostanziale silenzio. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi aspettano, pronti a colpire. L’opposizione il governo se la fa da solo. E tra poco scenderà in piazza contro se stesso: parola di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle.

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