Renzi lascia il Pd: “Basta fuoco amico, costruiamo una casa giovane”. Il governo si trasforma in una creature ‘a tre teste’

La reazione di Zingaretti: "Mi dispiace, è un errore. Ma ora bisogna guardare al futuro"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Renzi, Nicola Zingaretti

“Ho deciso di lasciare il Pd”. Le indiscrezioni, le ipotesi si sono trasformate in realtà. Matteo Renzi l’ha scritto: non farà più parte dei dem. Insieme ad altri vuole costruire “una Casa nuova per fare politica in modo diverso”.

Il voto lo avrebbe azzzerato. Se Nicola Zingaretti non avesse ceduto alle pressioni esterne ed interne scegliendo di non allearsi con il Movimento 5 Stelle, la pattuglia parlamentare del fiorentino sarebbe scomparsa. Ed invece, adesso, ha ancora un peso specificio rilevante: sarà l’ago della bilancia del nuovo governo.

“Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni. La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso – ha aggiunto l’ex premier – si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa. C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno. Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà. Per me c’è una strada nuova da percorrere. Lo faremo zaino in spalla, passo dopo passo. La politica richiede proposte e coraggio, non solo giochi di corrente. Noi ci siamo. Offriamo il nostro entusiasmo a chi ci darà una mano. Offriamo il nostro rispetto a chi ci criticherà. Ma – ha concluso Renzi – offriremo soprattutto idee e sogni per l’Italia di domani”.

Il segretario del Pd ha cercato fino all’ultimo di trattenerlo: ha etichettato la mossa del fiorentino come “un errore”. “Ma ora – si è subito ridestato il governatore del Lazio – pensiamo al fuguro”.

A Giuseppe Conte Renzi ha dato rassicurazione: il governo non è a rischio, gli ha fatto sapere. Ma l’autonomia del suo nuovo gruppo parlamentare pone il senatore toscano in una nuova ottica. Ha mani libere, può contrattare personalmente.

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