ROMA – “L’Italia utilizzerà il Mes e il Governo non cadrà”. Matteo Renzi, nonostante i distinguo e le spaccature interni al M5S, blinda la linea di credito da 37 miliardi che l’Europa mette a disposizione del nostro Paese per le spese sanitarie. Il leader di Italia viva ribadisce in un’intervista a LaPresse la sua strategia: “Con cautela e in sicurezza, ma ora Conte e le sue task force riaprano il Paese”. All’ex premier non è piaciuta l’uscita del commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri: “Agli italiani va solo detto grazie e non si può dire loro ‘o vi scaricate l’app o c’è il lockdown’. Questo è un atteggiamento che va respinto al mittente”.
DOMANDA. Domani ci sarà la riunione informale del Consiglio europeo e già emerge che non sarà un vertice decisivo. L’Europa rischia di fare tardi all’appuntamento più importante?
RISPOSTA. L’Europa in due mesi ha fatto quello che non ha fatto in due lustri. Ha messo tanti soldi sulla Bce, ha sospeso il patto di stabilità e crescita, ha messo 100 miliardi su Sure, 37 miliardi senza condizionalità del Mes, comunque parte il Recovery Fund, la Bei è incaricata di lavorare. Tutto si può dire dell’Europa tranne che non abbia reagito.
Poi c’è un punto: è chiaro che a differenza di quello che pensano gli statisti grillini no Mes, i prestiti vanno restituiti. E’ ovvio. Quello che però l’Italia dovrebbe restituire, prima ancora di un prestito, è un contributo di idee, di innovazione, di visione. L’Europa ci sta dando i soldi, l’Italia dovrebbe dare delle idee all’Europa. Questo è quello che forse manca. Il racconto di tutti è ‘L’Europa fa poco, i sovranisti sono forti per colpa dell’Europa’. Il mio racconto è ‘l’Europa ha fatto moltissimo, oggi bisogna che l’Italia faccia di più’.
D. Grillini no Mes, dice. L’europarlamentare del M5S Ignazio Corrao è certo che se l’Italia utilizzerà il Mes il Governo cadrà. Che ne pensa?
R. Io non so chi sia Ignazio Corrao, quello che è certo è che Ignazio Corrao non sa cosa sia il Mes. Sinceramente è ovvio che si utilizzerà il Mes ed è altrettanto ovvio che il Governo non cadrà. Per altro vorrei segnalare che Ignazio Corrao non siede nel Parlamento della Repubblica italiana ma a Strasburgo per cui le sue considerazioni sul Governo valgono meno di zero.
D. Il Governo traccia la road map della Fase due. Conte predica cautela…
R. La questione non è commentare o meno l’ultima dichiarazione del premier. Il tema è che se non si riapre il Paese si schianta, va a sbattere, muore. Quando un mese fa ho detto, primo, guardate che bisognerà pensare alla riapertura perché altrimenti sarà il caos, in tanti mi hanno preso per un irresponsabile, un matto. Poi stiamo scoprendo che la Spagna ha già riaperto, la Germania non ha mai chiuso, la Francia l’11 maggio riapre le scuole. Insomma non Taiwan e Singapore ma i Paesi a noi vicini si sono organizzati. Io non voglio entrare nel merito delle singole scelte, avrei le mie idee e le tengo per me. Il punto che affido al presidente del Consiglio e alle sue numerose Task force è: riaprite. Con prudenza, con i guanti, con la sicurezza ma riaprite perché qui ci portano via.
D. In che senso?
R. C’è un problema enorme di pandemia che si trasforma in carestia che non si vede subito nei primi due mesi. Perché hai la Cig che fa da salvagente e perché all’inizio la gente non vede le conseguenze, ma noi non possiamo non renderci conto che se crolla il sistema produttivo italiano, la piccola media impresa, il commercio, questo Paese subirà una carneficina occupazionale dopo l’ecatombe generazionale del Covid. Sono molto, molto preoccupato e dico: ‘Caro presidente del Consiglio, non tocca a me decidere, tocca a voi, ma sappiate che non è una scelta soltanto tecnica ma che inciderà sul sistema produttivo italiano’.
D. Anche sulla scuola la posizione di Iv è diversa da quella del resto della maggioranza…
R. Noi non abbiamo un potere decisionale. Siamo parte di una maggioranza e per altro siamo scegliendo di non creare problemi. Noi abbiamo detto le nostre opinioni ma non abbiamo mai legato l’accoglimento delle nostre opinioni alla permanenza nella maggioranza. Noi diciamo: occhio che le nostre proposte servono perché il Governo gestisca al meglio questa fase. Credo sia normale porsi il problema di come ripartire anche con la scuola. Perché se la scuola non riparte, non riparte il Paese. Non esiste una fase due senza scuola. Se la ministra Azzolina ha deciso, e mi sembra ormai un dato di fatto, che non si va avanti con l’anno scolastico, la mia richiesta è: cara Azzolina, uno, garantisci gli esami di terza media e la maturità, due, garantisci che ripartano i lavori sull’edilizia scolastica perché già abbiamo perso due mesi.
D. I cinquanta miliardi annunciati da Giuseppe Conte per il decreto Aprile basteranno?
R. Dipende per fare cosa. Ovviamente sono una misura importante. Riconosco la buona volontà del Governo, vediamo cosa verrà fuori. Io penso che il decreto Aprile sarà meglio del decreto Liquidità e del decreto Marzo, mi sembra di aver colto alcuni spunti in più sulle norme infrastrutturali, sul bisogno di rendere la liquidità automatica alle aziende, sugli investimenti pubblici e privati. Sono convinto che il decreto Aprile sarà un passo avanti, poi io credo serva un provvedimento unico. Noi siamo fiduciosi e diamo una mano. 50 miliardi, ma ho l’impressione che saranno qualcuno di più, sono molto molto importanti. Poi ovviamente in questa situazione se 50 miliardi sono importanti, lo sono anche i 37 del Mes.
D. La App Immuni sarà su base volontaria, il Governo lo ha confermato. Però il commissario Arcuri ha detto che l’alternativa è il lockdown. Serve un passaggio in Parlamento?
R. Ho molto rispetto per Domenico Arcuri, ma il lockdown non lo decide lui e io credo che non sia uno strumento da maneggiare con questa facilità comunicativa. Perché gli italiani sono stati bravissimi e sono da 45 giorni in una situazione paragonabile agli arresti domiciliari. Quindi agli italiani va solo detto grazie e non si può dire loro ‘o vi scaricate l’app o c’è il lockdown’. Questo è un atteggiamento che va respinto al mittente. Credo che la App sia un buon lavoro, penso che lo stesso obiettivo si possa raggiungere in modo diverso. Per esempio Israele controlla le celle telefoniche nell’assoluto anonimato.
Quindi gli strumenti tecnici per tracciare le persone ci sono. Io credo che il tema sia complicato, il rapporto tra libertà e sicurezza dei dati è molto sensibile. Io sono dell’idea che sulla App è fondamentale che ci sia una discussione parlamentare e i tecnici non si possono permettere di dire ‘o scaricate l’App o c’è il lockdown’ perché il lockdown non lo decide un tecnico, è stato un caso eccezionale che sia stato deciso con un Dpcm, anche questa è una cosa che tecnicamente è molto discutibile. Il Parlamento ha il dovere, oltre che il diritto di legiferare su questo, non un tecnico ancorché prestigioso.
D. Iv non intende mettere in discussione Conte durante l’emergenza, ha detto. Ma quando si tratterà di ricostruire servirà un Governo di unità nazionale?
R. Penso che nessuno oggi possa ragionevolmente considerare prioritaria la discussione sul Governo. Io che sono quello che più di ogni altro voleva intervenire sul Governo, dal 21 febbraio ho smesso di parlare di quando Iv uscirà dal Governo e mi sono messo a parlare di quando gli italiani usciranno di casa. Tutto il resto a me non interessa per nulla. Io sono impegnato a dare una mano al presidente del Consiglio Conte, al presidente Zaia, Rossi, Fontana, Musumeci, comunque si chiami. Perché per me in questo momento l’unica preoccupazione è che il sistema istituzionale regga e tutti diamo una mano. Del toto nomi, del toto ministri, del toto Governo parleremo con calma.
Nadia Pietrafitta (LaPresse)