Milano, 14 nov. (LaPresse) – “In realtà ci ha salvato il cane. Io sono rientrato da Torino dove ero per lavoro e sono rientrato molto tardi e intorno alle 4 ho sentito il rumore della ciotola che si era ribaltata. Mi sono svegliato pensando che il cane fosse uscito e andato a mangiare alle 4 del mattino e invece lui era lì con me e ha iniziato ad abbagliare. Ho capito che qualcosa non andava. Ho aperto la porta per uscire in veranda e dopo un paio di passi sono scivolato e sono caduto in una pozza e c’era puzza di benzina a terra”. Così Federico Ruffo, giornalista di Report, intervenuto a Radio CRC all’indomani del grave atto intimidatorio nei suoi confronti. “Mi sono trovato tutto bagnato e ho capito quello che succedeva. Loro, però, erano già scappati, forse messi in fuga dal cane. Io ho fatto le scale di corsa per vedere se i miei, che vivono al piano di sopra, stessero bene. Ho chiamato subito i carabinieri che sono stati velocissimi e devo dire che stanno lavorando in maniera certosina. Non ho capito da dove sono entrati. Per come è avvenuta questa cosa non mi sembra un lavoro da professionisti. Non avevo mai sentito di un attentatore che inciampa sulla ciotola di un cane”, aggiunge.
e ancora
“Non credo che i calabresi in questa fase perdano tempo in questo modo. Aggiungete che il clima di odio nei miei confronti e di Ranucci negli ultimi tempi è stato grande. Non credo ci sia stata un’accusa che non ci sia stata rivolta in questi giorni”, insiste il giornalista di Report. “I carabinieri stanno lavorando in una maniera incredibile e stanno facendo un lavoro eccezionale. Io non sarò né il primo e né l’ultimo. Sono cose che accadono in questo paese”, aggiunge. Alla domanda se ha paura, Ruffo replica: “No assolutamente. Uno perché i carabinieri stanno facendo un grande lavoro. Ho avuto più paura del clima che si è venuto a creare sui social e anche da una certa parte della stampa sportiva. Ho paura di trovarci isolati, nel senso che in questi momenti è importante fare quadrato e che tutti facciamo lo stesso lavoro e che questo si basa sul rispetto della verità. I carabinieri sono sempre con noi. I miei sono abbastanza spaventati. C’è anche da fare un discorso, bisogna vedere lo spessore del criminale che hai di fronte. Alla fine viene un momento in cui dobbiamo avere uno scatto di orgoglio ed è quello del fatto che noi facciamo il nostro lavoro ed è quello di raccontare la verità.