ROMA – Questa volta nessuno chiama in causa una qualche ‘manina’ cui attribuire la colpa, ma la retromarcia è comunque servita.
La norma da riscrivere è contenuta nella legge di Bilancio e di fatto prevede l’aumento dell’Ires sugli enti no profit, fissandola (dal 12) al 24% come per le altre imprese.
La manovra è all’atto finale
In terza lettura alla Camera, e da più parti – dalla Cei alla conferenza delle Misericordie, dai frati di Assisi alle opposizioni in Parlamento – si leva il ‘no’ unanime a quella che viene ribattezzata ‘la tassa sulla solidarietà’.
Per il passo indietro, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, scendono in campo i big del Governo
Per primo è Luigi Di Maio a intervenire, smentendo di fatto chi tra i suoi si ostinava a difendere il provvedimento: “Quella norma va cambiata nel primo provvedimento utile – dice sicuro -. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli. Non possiamo intervenire nella Legge di Bilancio perché si andrebbe in esercizio provvisorio. Ma prendo l’impegno di modificarla nel primo provvedimento utile”.
E’ il premier Giuseppe Conte a dare una prima tempistica
“Provvederemo quanto prima, a gennaio, a intervenire per riformulare e calibrare meglio la relativa disciplina fiscale – assicura in un post su Facebook -. Le iniziative di solidarietà degli enti non profit, anche alla luce del principio di sussidiarietà, rappresentano uno strumento essenziale per un’efficace politica di inclusione sociale e di effettiva promozione della persona. Il Governo ha ben presente tutto questo e al Terzo settore sin dall’inizio ha dedicato grande attenzione“.
Anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini segna la rotta
“Dopo aver incontrato e ascoltato tanti presidenti ed associazioni, garantisco l’impegno del governo ad intervenire per aiutare le tante associazioni di volontariato che utilizzano solo a scopi sociali i loro fondi, ci sarà invece massimo rigore con i ‘furbetti’ che fanno altro“.
La norma era stata definita “una provocazione”
Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, si era rivolto direttamente a Matteo Salvini: “Gli direi: Signor ministro, se la prenda con chi vuole, con i vescovoni, con la stampa cattolica, con i preti meschini e arrivisti – l’affondo – ma non tocchi l’umanità e il senso del dovere che hanno ispirato la nostra Costituzione“.
Anche la Confederazione nazionale Misericordie d’Italia aveva espresso “forte preoccupazione” stimando in “oltre 1 milione di euro” la cifra che verrebbe sottratta “alle opere di assistenza” e quindi “ai poveri”.
E se il Forum del Terzo settore prende atto del passo indietro del Governo e attende “la tempestiva convocazione dell’annunciato incontro di chiarimento per trovare le correzioni alle previsioni della manovra”, alle opposizioni non basta il dietrofront.
“Sarà vero? Intanto la approvano, dopo chissà – attacca da Fi Mara Carfagna – Da dove vengono fuori le norme? Chi le scrive? E chi parla a nome del governo? E soprattutto, con quale coraggio i deputati voteranno una norma così ingiusta?“.
Dal Pd, Filippo Sensi attacca
“Riepilogo su Ires: in manovra macellano il no profit, Castelli di M5s stamattina difende il provvedimento, poi Luigi Di Maio la sconfessa e dice che faranno una norma ad hoc, Giuseppe Conte al solito si acconcia. Ma perché aspettare l’anno del poi quando possono modificarlo ora?”. (LaPresse)