CASERTA – Pienone per i bar ieri mattina per la ripresa del servizio all’aperto, ma per i ristoranti la strada della ripresa è in salita. Ieri a pranzo, per la prima volta in 20 anni di storia, il ristorante-pizzeria di via G.M Bosco Pepe Nero ha piazzato tavoli all’aperto: l’unico modo (per ora) di poter accogliere clienti. E il primo risultati sono incoraggianti, come nota il titolare Clemente Carfora Lettieri: “La risposta è buona rispetto a quanto mi aspettavo, ma ormai, da quando è iniziata la pandemia, non faccio paragoni rispetto al periodo precedente”. A cena, spiega Lettieri, è complicato lavorare: “Questo coprifuoco alle 22 è molto limitativo e anche con un solo turno si opera su un lasso di tempo ristretto. In pratica, le persone dovrebbero mettersi a tavola fra le 19,30 e le 20 e anche per la sensazione della fretta in parecchi rinunceranno”.
Rosario Rondinone, titolare del Bar Boys di piazza Cattaneo e del ristorante L’Amo di via Mascagni, ha un doppio punto di osservazione e conferma che la situazione è molto diversa fra i due tipi di locale: “Molto bene per il bar, tutti i tavoli erano pieni, mentre per la ristorazione la vedo tragica. Specie per ristoranti come il nostro, che lavorano prevalentemente di sera. Non abbiamo l’indotto dei ritrovi più “commerciali”, come pizzerie e trattorie: chi si siede alle 20 sa che già alle 22 si deve alzare. Apriremo forse con la formula dell’apericena, sperando che magari ci allunghino un po’ gli orari e a cena ci consentano di servire all’interno, dato che la sera fa ancora freddo. E poi basta un po’ di vento o di pioggia a penalizzarci in questa situazione. Comunque – conclude l’imprenditore – l’importante al momento è riaprire”.
Le restrizioni del governo, osserva da parte sua Giuseppe Russo, titolare della pizzeria “Sunrise” di via Roma e presidente di Fipe Confcommercio Caserta – in un territorio come il nostro, tranne per qualche eccezione, i posti all’esterno, laddove esistono, sono estremamente ridotti rispetto alla sala interna”.
“A Caserta città, per fortuna, il Comune è stato rapido ad attivare una nuova procedura per l’occupazione di suolo pubblico rendendo la pratica più smart, ma questo avrà comunque dei costi extra per i ristoratori. Purtroppo, se andiamo ad analizzarlo, questo decreto è semplicemente un ‘contentino’. Concederci l’apertura a queste condizioni è ancora peggio del solo servizio a pranzo”. Russo spiega: “Al di là di alcune eccezioni come, ad esempio, i pochi comuni con il lungomare o l’Alto Casertano, il resto del territorio della provincia ha pochissimi ristoranti che possono permettersi spazio all’aperto. E il clima di oggi non aiuta. E pure chi riesce ad installare dehors dovrà lavorare con 50-60 posti. Di sera, visto il coprifuoco, vuol dire fare una sola seduta, ed è antieconomico per le attività”.