NAPOLI – L’ingresso in zona gialla fa tirare un sospiro di sollievo alle categorie messe in ginocchio dalle chiusure, ma non è tutto oro quel che luccica. Lunedì la Campania prova a ripartire, tuttavia tra riaperture a metà, coprifuoco e assurde restrizioni ci si chiede se e quanto converrà riaprire attività addormentate da mesi di chiusura. Partiamo dalla ristorazione. Da lunedì riaprono bar, ristoranti e locali, ma sono consentite le attività dei servizi di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e a cena. Nei ristoranti con soli posti al chiuso sarà possibile ospitare clienti solo a partire dal 1° giugno, e solo fino alle 18. Troppe le limitazioni, secondo Enzo Capasso, titolare della Trattoria Capasso, in via dei Tribunali: “Non posso mettere tavoli fuori, non ho lo spazio né i permessi. Quello messo in atto dal Governo è un vero attacco alla ristorazione. Dopo un anno stiamo ancora qui a decidere chi può aprire e chi no, ci dimostrano così che allora ci sono ancora ristoranti di “serie A” e di “serie B”. Siamo al punto di partenza, eppure le spese sono le stesse. E poi ti fai un giro sul Lungomare di Napoli e ci sono assembramenti assurdi: il problema sarebbero i ristoranti?”, si chiede Enzo. Che conclude: “Ancora qualche mese di autonomia ce l’ho, ma poi dovrò capire che fare: non si può continuare così”.
Una pioggia di polemiche si è poi scatenata contro la decisione del Governo di vietare la somministrazione al banco negli esercizi pubblici anche in regioni, come la Campania, che da lunedì saranno in zona gialla. Significa, cioè, che non si potrà nemmeno consumare un caffè al banco di un bar poiché le alternative sono due: o l’asporto o la permanenza presso i tavolini all’esterno del locale. “Ma così noi baristi ci andiamo a perdere: non posso far pagare un caffè il doppio di quel che costa solo perché il cliente è costretto a sedersi al tavolo. C’è poi chi capisce l’urgenza del bar e va via subito, lasciando libero il posto ad un nuovo cliente, e chi invece se ne infischia e non si alza più. E non puoi andare a dirgli di andar via, sarebbe maleducato”, obietta Luigi Capezzuto del ‘Gourmet Bar’ in via Chiaia. Restano per il momento ancora chiuse le palestre, che potranno riaprire solo dal 1° giugno in poi. “Aprire a giugno è una presa in giro: da quel mese in poi si incassa pochissimo. D’estate frequentano le palestre solo gli appassionati del fitness, ma in pochi spendono soldi per un paio di mesi di esercizi”, dice Gianni Coda, titolare della palestra ‘Elite Fitness Napoli’, di fronte al Bosco di Capodimonte. “Le spese sono maggiori degli introiti, ma ci stiamo organizzando di nuovo per la riapertura. La speranza è che le persone vengano almeno per chiedere informazioni sui nuovi abbonamenti per rinnovarli. Incrociando sempre le dita che a settembre il Governo non ci faccia altri scherzi”, conclude.
Stani invece ha lavorato nel circuito degli eventi, ma, vista la situazione, ha deciso di cambiare mestiere: “Quel settore ormai è morto: inutile aspettare speranzosi un domani che è ancora troppo lontano. Meglio cambiare strada, fin quando si è ancora in tempo”.