NAPOLI – L’Unità di crisi della Regione “chiude” ospedali e ambulatori a visite e ricoveri non urgenti e i sindacati mettono in dubbio la stessa legittimità dell’atto. Ieri le 10 sigle firmatarie di contratto si sono riunite per concordare un intervento comune: nel frattempo, Antonio De Falco, segretario regionale del sindacato di medici ospedalieri Cimo e fra i partecipanti all’incontro, spara a zero contro le due note dell’Unità (7 gennaio e 12 gennaio): “Ho i miei dubbi che l’Unità di crisi possa emettere disposizioni di questo tipo: si tratta di un organo tecnico, di supporto alla politica. Può quindi suggerire, ma non è competente a emettere atti simili. C’è quindi una questione di legittimità, oltre che di opportunità”. Secondo il sindacalista “scontiamo l’assenza di un assessorato alla Sanità che dovrebbe prendere queste decisioni politiche: come si chiudono le scuole, così si dispone di bloccare i ricoveri. Peraltro, la decisione è priva di senso, perché quando è stata emanata la prima nota la Campania era in zona bianca. Adesso siamo in gialla, ma cambia poco. Certamente bisogna modulare le attività delle strutture sanitarie, ma questi provvedimenti vanno decisi a seconda della situazione. Poi l’Unità di crisi ha aggiustato il tiro con una seconda nota che ha confuso ancora di più le cose. Insomma, tutto è indecifrabile e non si sa chi deve prendere le decisioni. Nella seconda nota si dice che si possono accettare pazienti non urgenti se la mancata effettuazione della visita comporta un danno al paziente, ma se una prestazione sanitaria si ritarda c’è sempre un danno”. De Falco ricorda che “il Governo ha stanziato dei fondi per abbattere le liste d’attesa che si sono allungate in zona rossa, ma sospendendo di nuovo le visite non urgenti siamo di nuovi punto e a capo. A meno che l’intenzione non sia quella di dirottare i pazienti verso la sanità privata convenzionata: bene, se si vuole questo, chi ha competenza deve assumersi le proprie responsabilità”. Queste argomentazioni non possono essere esposte alla Regione perché l’atteggiamento dell’Ente di palazzo Santa Lucia è “di netta chiusura: più di una volta abbiamo chiesto di essere sentiti, ma senza riscontri”.
La prima nota dell’Unità di crisi regionale è stata protocollata il 7 gennaio scorso e inviata ai manager di Asl, aziende ospedaliere e Istituto Pascale. Viene disposta “la sospensione, a far data dal 10 gennaio 2022 e fino a nuova espressa disposizione, dei ricoveri programmati sia ”medici che chirurgici presso le Strutture sanitarie pubbliche”. Sarà possibile effettuare solo ricoveri con carattere d’urgenza “non differibili” provenienti dal pronto soccorso o per trasferimento da altri ospedali. La sospensione è valida per tutti i ricoveri programmati, ad eccezione dei ricoveri per pazienti oncologici, oncoematologici, di pertinenza ostetrica, trapiantologica, nonché delle prestazioni salvavita e di quelle la cui mancata erogazione può pregiudicare nell’immediato la salute del paziente e quindi non rinviabili.
Sospese anche tutte le attività di specialistica ambulatoriale, nelle medesime strutture, che non siano caratterizzate da urgenza o indifferibilità. Come per i ricoveri, non sono sospese le attività ambulatoriali per le prestazioni di oncologia, oncoematologia, dialisi e radioterapia e devono essere mantenute le attività di screening oncologico.
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Ricoveri sospesi in Campania, sindacati in rivolta
De Falco (Cimo): scontiamo l’assenza di un assessorato regionale alla Sanità