NAPOLI – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia fondi per l’ambiente e il ciclo dei rifiuti, temi particolarmente “caldi” per la Campania. Il Piano prevede il 30% circa – 57 miliardi di euro – su Rivoluzione verde e transizione ecologica: l’obiettivo è “migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico assicurando una transizione equa e inclusiva”.
Nello specifico, alla missione 2 che si occupa di Agricoltura sostenibile ed economia circolare vanno in totale 5,46 miliardi di euro. Su questa cifra, 2 miliardi e 100mila euro sono destinati al miglioramento della capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e al paradigma dell’economia circolare. Un miliardo e mezzo finanzierà la realizzazione di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di quelli esistenti.
I sistemi di gestione dei rifiuti urbani sono, si legge nel Pnrr, “molto fragili e caratterizzati da procedure di infrazione in molte regioni italiane (in particolare nel Centro-Sud Italia)”. Tanto è vero che “oggi circa 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti vengono trattate fuori dalle regioni di origine”.
Gli investimenti hanno quindi due obiettivi: miglioramento della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani; realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multi-materiale, vetro, imballaggi in carta e costruzione di “impianti innovativi per particolari flussi”.
I fondi stanziati dovrebbero quindi servire “a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”.
Tra gli obiettivi da raggiungere, oltre a quelli della differenziata e al 10% massimo di rifiuti in discarica, il Piano include anche riutilizzo e recupero. Viene fatto riferimento a particolari flussi di rifiuti tra i quali quelli elettronici (Raee), carta e cartone, plastica e tessile. I “progetti faro” serviranno a potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo. Serviranno ad esempio a creare dei “Textile Hubs” per centrare l’obiettivo del 100% recupero nel settore tessile. Per la plastica si parla di riciclo chimico e anche in questo caso di hub per raccogliere il materiale da riciclare.
E’ da combattere “l’insufficiente capacità di pianificazione delle Regioni e, in generale, la debolezza della governance” della gestione dei rifiuti. Il governo, dunque, affiancherà le Regioni con un programma nazionale per la gestione dei rifiuti, che, “oltre ad evitare procedure di infrazione sui rifiuti, consentirà di colmare le lacune impiantistiche e gestionali”.
Secondo il Pnrr, “uno dei principali ostacoli alla costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti è la durata delle procedure di autorizzazione e delle gare d’appalto”. Limiti legati spesso alla mancanza di competenze tecniche e amministrative del personale di Regioni, Province e Comuni. Del resto, anche in altri settori ambientali questa inadeguatezza causa problemi: lunedì scorso, in un intervento su “Cronache”, il vicepresidente dell’Ordine regionale dei biologi Gennaro D’Agostino ha notato che anche nel settore idrogeologico si perdono occasioni perché manca il personale adeguato per gli Enti. Il ministero per la Transizione ecologica e il ministero per lo Sviluppo economico garantiranno quindi, attraverso società interne, un supporto tecnico agli enti locali.