Autonomia e riforma della giustizia, tensione tra Salvini e Di Maio. Il grillino: “Troppi no dalla Lega”

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA Sale la tensione nel governo per la riforma di giustizia e il nodo autonomia: Lega e Pentastellati sembrano pronti a darsi battaglia nel Consiglio dei ministri. Convocati oggi alle 15 si rivedranno il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio per discutere del progetto presentato dal ministro Alfonso Bonafede. Ma la tensione sale e l’alleanza tra le due compagini giallo-verdi non è mai stata così a rischio.

Il leader del Carroccio lascia tutto in sospeso, prendendo tempo e rimandando la decisione all’ultimo istante possibile. Il governo, dopo le frizioni per il caso Russia, cammina sul filo del rasoio.

Salvini pronto a fare muro sulla riforma, pressing di Di Maio: “Troppi no dalla Lega”

In attesa dello scontro grillini e leghisti lanciano un bombardamento a tappeto. Punzecchiature e accuse, più o meno aperte, vengono lanciate da entrambi gli schieramenti. “Sto sentendo troppi no da parte della Lega, spero che arrivi presto qualche sì – fa pressing il leader dei pentastellati Luigi Di Maio – E’ sicuramente una proposta che si deve approvare in Consiglio dei ministri e non vedo perché la Lega si debba opporre. Sono anni che si dice di voler ridurre i tempid ei processi. Ci siamo, approviamola”. Nella riforma i nove anni di durata massima di un processo vengono ridotti a sei ed è stato messo a punto un meccanismo per il sorteggio dei membri del Csm. Ma alla Lega il testo non piace.

Il leader del Carroccio parla solo sui social mentre è in vacanza: “In ritardo sul contratto di governo”

Il leader del Carroccio è pronto ad alzare le barricate. E’ questo il suo messaggio dalla spiaggia di Milano Maritima, dove si trova in vacanza. Salvini resta in silenzio lasciando la sua comunicazione, come suo stile, soltanto dai social. “Siamo un po’ in ritardo sul contratto di governo” lancia suo messaggio ‘cinguettando’ su twitter. Un messaggio riservato ai suoi seguaci, dove vuole dare a intendere i blocchi dei pentastellati. Il leghista, chiaramente irritato dal progetto di una Banca del Mezzogiorno e dalle iniziative per il Sud, non sembra voler scendere a patti.

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