ROMA – “Il taglio dei parlamentari è una mia vittoria e una vittoria della Lega, che ha votato tutte e quattro le volte questo provvedimento, a differenza del PD che ci ha ripensato in quest’ultima votazione e sappiamo bene il perché. Il testo approvato oggi in quarta lettura è quello scritto dal sottoscritto, porta la mia firma e nei due precedenti passaggi al Senato il relatore sono stato io. Perciò diamo a Cesare quel che è di Cesare! Per me si tratta di una grande vittoria politica, che corona una battaglia che combatto dagli anni ‘Novanta, e finalmente è giunta a conclusione”. Lo dichiara il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato.
Sì al taglio dei parlamentari
“Posso anche comprendere la sincera esultanza oggi del Movimento Cinque Stelle, per essere arrivati a questo voto definitivo e a questo taglio atteso da decenni, però sia chiaro a tutti che la proposta di legge votata è la mia. Per cui questa legge è opera mia! E già che ci sono ricordo agli amici pentastellati che quando io cercavo di ridurre il numero dei parlamentari, attraverso una modifica costituzionale approvata in via definitiva dal Parlamento nel 2005 e poi bocciata al referendum confermativo, il Movimento Cinque Stelle non era ancora nato. Questa è stata la battaglia mia e della Lega, questa è la vittoria mia e della Lega. E gli atti parlamentari sono lì nero su bianco a testimoniarlo”, aggiunge.
Una lunga battaglia
“Finalmente, dopo quasi 30 anni di battaglie parlamentari in commissione ai Aula, si realizza questo mio sogno che ho sempre portato avanti con ostinazione in quasi tre decenni, quello di ridurre la pletora dei parlamentari per avere un Parlamento più snello, meno costoso e soprattutto più funzionale ed efficace nell’interesse dei cittadini! Ma anche in questo momento di soddisfazione rilevo due anomalie. La prima, questo voto finale, questo quarto passaggio, si poteva fare ad agosto, restituendo poi la parola ai cittadini. E la seconda anomalia è nella clamorosa inversione a U del PD dopo tre voti contrari. Non vorrei che dietro questo repentino ripensamento ci fosse uno scambio con lo ius culturae, perché in quel caso faremo le barricate per fermarlo”, conclude.
(LaPresse)